TheHermit
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Slavery in Islam - Slavery of Arabs, Persians, Anatolians and Middle Easterns
[JG] Karnonnos
Domestic Slavery in Syria and Egypt, 1200-1500
[JG] Karnonnos
Schiavitù nell’islam – schiavitù degli arabi, persiani, anatolici e dei medio orientali
La schiavitù nell’islam non si è mai limitata agli stranieri e non è mai stata praticata solo su quelli esterni al nucleo islamico. Gli schiavi arabi costellano le pagine del Corano.
Esiste un vecchio mito, spesso affermato dagli scolari occidentali, che dice che gli stessi arabi non sono mai stati soggetti della schiavitù e delle barbarie sotto l’islam. La verità è il contrario. Il loro status di musulmani o di “razza suprema” agli occhi degli scolari islamici non li ha sempre protetti, nonostante quello che “dichiara” il Corano su questo argomento.
Questo è molto simile al caso dell’Europa cristiana, dove un numero infinito di bianchi cristiani è passato di mano in mano fino all’inizio del XX secolo. La prima “condanna” della schiavitù da parte della Chiesa, milleduecento anni dopo Costantino, non è stata in relazione alle persone bianche che hanno schiavizzato all’infinito attraverso l’Europa, ma in relazione ai nativi americani.
Solo un esempio mostra come le donne arabe fossero spesso rapite dal deserto per essere usate come schiave sessuali. Questo fino al punto da essere trattate con stereotipi altamente sessualizzati in contrasto con le donne bianche o del Nord Africa:
Le donne arabe del deserto [sono] molto esperte, le ore del paradiso dai colori rossi, vita sottile e snella, colli adornati, labbra dal colore del miele, grandi occhi, profumi caratteristici adatti a ogni natura, movimenti gentili, spiriti cortesi, accezioni gentili, vulve asciutte, baci delicati e nasi dritti. Le donne maghribī, dai capelli neri, visi gentili e dai polsi la cui bellezza è perfezionata dagli specchi e i disegni indaco dei tatuaggi. Le cristiane, dalla bianchezza diafana, seni mobili, corpi sottili, grasso bilanciato, pelle superba in un corpo stretto di broccati, corpi e schiene decorati con bellissimi gioielli e splendide perline, si distinguono per la loro particolarità di essere straniere e per come blandiscono […]
Ibn al-Khatib
Durante il regine abbaside, emersero diverse forme di servitù della gleba, analoghe a quelle in Europa, che misero gli arabi sotto schiacciante schiavitù. Non prese piede però, in comparazione con l’Europa, perché gli arabi rifiutarono ampiamente di averci a che fare.
Anche l’Anatolia provvedeva una grande risorsa di schiavi, che si riversarono in Siria nel XII e XIII secolo. Anche se molti schiavi continuavano ad essere stranieri come gli anatolici, l’intera provincia della Siria iniziò verso il Medioevo a funzionare in generale come un deposito glorificato di schiavi. Milioni di schiavi si riversavano in Siria ogni anno, eppure molti arabi siriani vulnerabili o opportuni furono semplicemente rapiti dalle loro case e venduti.
La distruzione di una delle terre più sacre adornata con i templi più sublimi del periodo romano per diventare niente di più di un deposito di schiavi è un CRIMINE estremo!
La libertà di azione degli schiavi era fortemente limitata nel mercato degli schiavi. Gli schiavi erano designati come bestiame da essere venduto e comprato, anche se erano state create delle regolazioni per prevenire gli abusi più severi. Avevano una capacità limitata di influenzare il loro futuro rifiutandosi di cooperare durante le ispezioni e il processo di vendita o facilitando il processo conformandosi alle aspettative del compratore attraverso comportamenti appropriati al ruolo come gesti amichevoli o dimostrazioni di prestanza fisica.
[…]
Ci sono alcune testimonianze però che suggeriscono che quelle regolazioni di ispirazione religiosa venivano comunemente ignorate al mercato degli schiavi. Per esempio, al-Sakhawi riporta che la schiava partoriente (mustawlada) etiope (habashiyya) Jawhara, che apparteneva a uno scolaro della Mecca del XV secolo, “diceva che il suo nome era Fatima e che era jabarti e non etiope” perciò implicando che fosse musulmana e non cristiana quando era stata catturata, rendendo la sua schiavitù illegale.
La schiavitù nell’islam non si è mai limitata agli stranieri e non è mai stata praticata solo su quelli esterni al nucleo islamico. Gli schiavi arabi costellano le pagine del Corano.
Esiste un vecchio mito, spesso affermato dagli scolari occidentali, che dice che gli stessi arabi non sono mai stati soggetti della schiavitù e delle barbarie sotto l’islam. La verità è il contrario. Il loro status di musulmani o di “razza suprema” agli occhi degli scolari islamici non li ha sempre protetti, nonostante quello che “dichiara” il Corano su questo argomento.
Questo è molto simile al caso dell’Europa cristiana, dove un numero infinito di bianchi cristiani è passato di mano in mano fino all’inizio del XX secolo. La prima “condanna” della schiavitù da parte della Chiesa, milleduecento anni dopo Costantino, non è stata in relazione alle persone bianche che hanno schiavizzato all’infinito attraverso l’Europa, ma in relazione ai nativi americani.
Solo un esempio mostra come le donne arabe fossero spesso rapite dal deserto per essere usate come schiave sessuali. Questo fino al punto da essere trattate con stereotipi altamente sessualizzati in contrasto con le donne bianche o del Nord Africa:
Le donne arabe del deserto [sono] molto esperte, le ore del paradiso dai colori rossi, vita sottile e snella, colli adornati, labbra dal colore del miele, grandi occhi, profumi caratteristici adatti a ogni natura, movimenti gentili, spiriti cortesi, accezioni gentili, vulve asciutte, baci delicati e nasi dritti. Le donne maghribī, dai capelli neri, visi gentili e dai polsi la cui bellezza è perfezionata dagli specchi e i disegni indaco dei tatuaggi. Le cristiane, dalla bianchezza diafana, seni mobili, corpi sottili, grasso bilanciato, pelle superba in un corpo stretto di broccati, corpi e schiene decorati con bellissimi gioielli e splendide perline, si distinguono per la loro particolarità di essere straniere e per come blandiscono […]
Ibn al-Khatib
Durante il regine abbaside, emersero diverse forme di servitù della gleba, analoghe a quelle in Europa, che misero gli arabi sotto schiacciante schiavitù. Non prese piede però, in comparazione con l’Europa, perché gli arabi rifiutarono ampiamente di averci a che fare.
Anche l’Anatolia provvedeva una grande risorsa di schiavi, che si riversarono in Siria nel XII e XIII secolo. Anche se molti schiavi continuavano ad essere stranieri come gli anatolici, l’intera provincia della Siria iniziò verso il Medioevo a funzionare in generale come un deposito glorificato di schiavi. Milioni di schiavi si riversavano in Siria ogni anno, eppure molti arabi siriani vulnerabili o opportuni furono semplicemente rapiti dalle loro case e venduti.
La distruzione di una delle terre più sacre adornata con i templi più sublimi del periodo romano per diventare niente di più di un deposito di schiavi è un CRIMINE estremo!
La libertà di azione degli schiavi era fortemente limitata nel mercato degli schiavi. Gli schiavi erano designati come bestiame da essere venduto e comprato, anche se erano state create delle regolazioni per prevenire gli abusi più severi. Avevano una capacità limitata di influenzare il loro futuro rifiutandosi di cooperare durante le ispezioni e il processo di vendita o facilitando il processo conformandosi alle aspettative del compratore attraverso comportamenti appropriati al ruolo come gesti amichevoli o dimostrazioni di prestanza fisica.
[…]
Ci sono alcune testimonianze però che suggeriscono che quelle regolazioni di ispirazione religiosa venivano comunemente ignorate al mercato degli schiavi. Per esempio, al-Sakhawi riporta che la schiava partoriente (mustawlada) etiope (habashiyya) Jawhara, che apparteneva a uno scolaro della Mecca del XV secolo, “diceva che il suo nome era Fatima e che era jabarti e non etiope” perciò implicando che fosse musulmana e non cristiana quando era stata catturata, rendendo la sua schiavitù illegale.
Domestic Slavery in Syria and Egypt, 1200-1500
Mentre la schiavitù degli arabi era “ufficialmente” un tabù e spesso scoraggiata nei manuali dei proprietari di schiavi, questa regola fu comunemente ignorata. Ibn Batutta incontrò persino una ragazza siriana che parlava il suo dialetto alla corte di un re nero africano musulmano a Mali. Durante una visita alla Mecca Batutta descrisse come le ragazze arabe fossero vendute al mercato.
Batutta, descritto dagli occidentali come un innocuo viaggiatore e filosofo, fu anche un prolifico possessore di schiavi che portò dozzine di ragazze arabe fino alle Maldive per venderle! Al-Maqrizi descrive anche incidenti in cui furono vendute ragazze arabe dalla pelle chiara.
Con l'Impero Ottomano, alcuni di questi concetti erano stati capovolti. A un certo punto, nonostante il “divieto” di vendere musulmani, gli schiavi più popolari nell’intero mondo islamico furono gli arabi siriani, con la loro pelle marrone chiaro e occhi marrone scuro diventati gli attributi più apprezzati.
Occasionalmente, gli arabi e i curdi furono catturati e venduti come pagani yezidi per giustificare il loro stato di schiavi.
NON ARABI
Il tabù di vendere arabi come schiavi non esisteva in relazione ai persiani o gli iraniani, che occupavano lo status di seconda classe. L’asservimento delle giovani ragazze durante il 1600 in Persia fu così prolifico che gli scrittori riportano essere incapaci di trovare qualsiasi ragazza nelle vaste aree del territorio. Quando i russi conquistarono il khanato di Khiva in Asia Centrale era la casa di duecentomila schiavi iraniani, un QUINTO dell’intera popolazione di quell’area!
I ragazzi e le ragazze yezidi che erano “adoratori del diavolo” furono soggetti di terrori senza fine e schiavitù nel tentativo di sterminarli tutti per secoli e secoli. Il lettore può ricordarsi che la creazione dello Stato Islamico ha dato il via a tutto questo in tempi moderni, ravvivando “un’antica” tradizione. Migliaia su migliaia di donne e bambini yezidi furono venduti come schiavi e torturati.
SCHIAVITÙ MODERNA
Le reti di traffico sessuale delle ragazze siriane esisteva ancora all’inizio del XX secolo dove venivano passate tra le altre terre musulmane con la forza. In tempi moderni, la crisi dei rifugiati siriani, yezidi e curdi ha creato un gigantesco mercato di schiavi sessuali che funziona in Libano e altri paesi, inclusi alcuni occidentali. La schiavitù sessuale delle ragazze musulmane di varie etnie, per lo più pachistane e arabe, negli scandali di adescamento come quello di Rotherham e Rochdale è un altro caso degno di nota che prova come questa idea si completamente priva di senso.
Possiamo quindi liquidare l’idea che l’islam non schiavizzò le “sue” persone – QUESTA È UNA BUGIA!
Batutta, descritto dagli occidentali come un innocuo viaggiatore e filosofo, fu anche un prolifico possessore di schiavi che portò dozzine di ragazze arabe fino alle Maldive per venderle! Al-Maqrizi descrive anche incidenti in cui furono vendute ragazze arabe dalla pelle chiara.
Con l'Impero Ottomano, alcuni di questi concetti erano stati capovolti. A un certo punto, nonostante il “divieto” di vendere musulmani, gli schiavi più popolari nell’intero mondo islamico furono gli arabi siriani, con la loro pelle marrone chiaro e occhi marrone scuro diventati gli attributi più apprezzati.
Occasionalmente, gli arabi e i curdi furono catturati e venduti come pagani yezidi per giustificare il loro stato di schiavi.
NON ARABI
Il tabù di vendere arabi come schiavi non esisteva in relazione ai persiani o gli iraniani, che occupavano lo status di seconda classe. L’asservimento delle giovani ragazze durante il 1600 in Persia fu così prolifico che gli scrittori riportano essere incapaci di trovare qualsiasi ragazza nelle vaste aree del territorio. Quando i russi conquistarono il khanato di Khiva in Asia Centrale era la casa di duecentomila schiavi iraniani, un QUINTO dell’intera popolazione di quell’area!
I ragazzi e le ragazze yezidi che erano “adoratori del diavolo” furono soggetti di terrori senza fine e schiavitù nel tentativo di sterminarli tutti per secoli e secoli. Il lettore può ricordarsi che la creazione dello Stato Islamico ha dato il via a tutto questo in tempi moderni, ravvivando “un’antica” tradizione. Migliaia su migliaia di donne e bambini yezidi furono venduti come schiavi e torturati.
SCHIAVITÙ MODERNA
Le reti di traffico sessuale delle ragazze siriane esisteva ancora all’inizio del XX secolo dove venivano passate tra le altre terre musulmane con la forza. In tempi moderni, la crisi dei rifugiati siriani, yezidi e curdi ha creato un gigantesco mercato di schiavi sessuali che funziona in Libano e altri paesi, inclusi alcuni occidentali. La schiavitù sessuale delle ragazze musulmane di varie etnie, per lo più pachistane e arabe, negli scandali di adescamento come quello di Rotherham e Rochdale è un altro caso degno di nota che prova come questa idea si completamente priva di senso.
Possiamo quindi liquidare l’idea che l’islam non schiavizzò le “sue” persone – QUESTA È UNA BUGIA!