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[Trad] Giamblico

SaqqaraNox

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Oct 9, 2021
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Iamblichus


GIAMBLICO
Sommo Sacerdote di Sol Invictus

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Giamblico era uno degli ultimi filosofi prima dell’instaurarsi del programma nemico a Roma. Era un arabo di Calcide, nella Celesiria, nato dalla dinastia emesena e dai re-sacerdoti di Emesa, i Sommi Sacerdoti della potente e antica città siriana. I suoi poteri erano profondi ed estesi, essendo una figura misteriosa.

La sua eredità riguarda anche la profonda importanza della teurgia, di cui fu maestro. Tra i suoi contributi più significativi vi furono la sintesi armoniosa degli insegnamenti platonici e pitagorici, e l’enfasi posta sui rituali religiosi, il misticismo e la teurgia (magia rituale) come vie per l’unione con il divino.


LA GIOVINEZZA DI GIAMBLICO

La sua dinastia aveva dato i natali a diversi imperatori romani ed era altamente prestigiosa, ma in una certa misura era stata disonorata dal comportamento sregolato di alcuni suoi membri ancora nella memoria collettiva. Giamblico era orgoglioso della sua eredità siriana e si rifiutò notoriamente di ellenizzare il proprio nome, come invece era consuetudine all’epoca.

All’epoca, i cristiani avevano ormai infiltrato gran parte della vita pubblica nel Vicino Oriente e in Egitto. Giamblico ricevette la sua educazione dal vescovo di Laodicea, Anatolio, il quale dirigeva all’epoca una scuola peripatetica basata sugli insegnamenti di Aristotele. Sebbene Giamblico fosse diffidente verso il cristianesimo fin dalla giovane età, Anatolio era uno dei principali scienziati nel campo della matematica e del calcolo, ed era esperto nelle dottrine di Platone e Aristotele. In questa scuola, Giamblico ebbe accesso diretto agli scritti degli antichi filosofi e li studiò con attenzione.

Allo stesso tempo, Giamblico entrò in contatto con le dottrine di Plotino, il filosofo neoplatonico che aveva rinnovato aspetti della filosofia antica per un pubblico contemporaneo. Plotino aveva attirato l’attenzione degli imperatori a Roma e fondato una scuola nella città. I suoi insegnamenti sulla monade avvicinavano i dialoghi di Platone alla struttura dei riti occulti. Giamblico studiò anche la vita di Pitagora e la teoria pitagorica dei numeri, apprendendo tutto ciò che poteva sulle grandi opere e dottrine di questo filosofo divino e delle sue influenze.

Questo lo condusse al suo successivo maestro, Porfirio, un filosofo molto colto e famoso nel vicino Oriente. Porfirio era un allievo brillante di Plotino, autore di una biografia del suo celebre maestro e di un’opera sui Dèmoni. Inoltre, in quanto dichiarato oppositore del cristianesimo, aveva scritto un’opera di una certa notorietà contro i cristiani, Ad Chresteanos.

Tuttavia, Giamblico cominciò a riconoscere che qualcosa nelle dottrine di Porfirio e nel suo approccio alla spiritualità stava diventando sempre più confuso e distorto, influenzato da un interesse per il misticismo ebraico. Gli sembrava che il suo maestro avesse i piedi in due staffe e che si stesse allontanando in modo sinistro dalle dottrine di Plotino.


SACERDOTE ROMANO

Con il tempo, Giamblico giunse a Roma. Succedette a Porfirio come capo della Scuola neoplatonica fondata da Plotino e fece un giuramento interiore di purgarla dalle influenze nemiche, compito tutt’altro che semplice poiché una parte significativa degli studenti di Porfirio era cristiana. Il suo circolo divenne più ristretto, poiché decise di concentrarsi sugli studenti devoti agli Dèi, offrendo ai cristiani un curriculum più selettivo.

Come si può dedurre dalla sua discendenza, il filosofo siriano non era in alcun modo un essere umano comune. Preoccupato dall'avanzare del cristianesimo nella vita pubblica, Giamblico cercò di ricreare una scuola dei misteri autentica degli Dèi, priva di simbolismi eccessivamente complessi, e di avvicinare le dottrine di Plotino al divino. A tal fine, condusse una varietà di indagini su tutte le forme di paganesimo presenti nell’Impero Romano.

I suoi seguaci e studenti erano tra gli uomini più eminenti del Mediterraneo. Giamblico era noto per aver compiuto certe imprese magiche e per aver eseguito diversi miracoli legati alla sua capacità di evocare gli Dèi, atti che lasciarono i suoi discepoli stupefatti:

Quando ebbero completato il compito che egli aveva loro assegnato, riferirono: “Non c’è una ragione particolare, ma questa sorgente si chiama Eros, e quella accanto si chiama Anteros”. Subito egli toccò l’acqua con la mano — si trovava seduto sul bordo della sorgente dove l’acqua trabocca — e pronunciando una breve invocazione fece emergere un ragazzo dal fondo della sorgente. Il ragazzo aveva la pelle chiara e un’altezza media, i suoi riccioli dorati irradiavano luce sulla schiena e sul petto, e assomigliava in tutto e per tutto a qualcuno che stava facendo il bagno o che si era appena bagnato. I suoi studenti rimasero sopraffatti dalla meraviglia, ma Giamblico disse: “Dirigiamoci verso la sorgente successiva”, e si alzò guidandoli con aria pensosa.

Poi fece la stessa cosa di nuovo in quello stesso punto e evocò un altro Eros che assomigliava al primo in ogni aspetto, tranne che i suoi capelli erano più scuri e cadevano sciolti, brillando alla luce del sole. Entrambi i ragazzi abbracciarono Giamblico e si aggrapparono a lui come se fosse stato il loro vero padre. Li riportò ai loro luoghi d’origine e se ne andò dopo essersi bagnato, mentre i suoi discepoli erano colmi di profondo rispetto. Dopo questo, la folla dei suoi studenti non cercò ulteriori prove, ma credette a tutto sulla base della chiara evidenza percepibile che era stata loro rivelata e si aggrappò a lui come a una catena indistruttibile. ¹

Fu anche una figura importante nella storia dell’educazione e della sua sistematizzazione. Da Platone e prima ancora da Pitagora, Giamblico sostenne l’idea del quadrivio – le quattro arti dell’aritmetica, della geometria, della musica e dell’astronomia – come base di una formazione filosofica e spirituale. Sebbene le sue opere furone condannate, questo concetto trovò comunque spazio nella vita medievale, anche grazie alla fama del suo commento alla versione dell’Introduzione all’aritmetica di Nicomaco.

Tutte le opere di Giamblico furono bandite ed eliminate al tempo dell’ascesa del cristianesimo a Roma. Erano considerate particolarmente pericolose dalla chiesa, non da ultimo perché di natura estremamente precisa e incentrate su temi come la teurgia, ovvero l’incarnazione dell’essenza degli Dèi nell’anima dell’individuo. Altre opere cercarono di creare un ordine religioso sistematizzato, come nel caso del suo scritto sulle Divinità e i riti egizi sotto il nome di Abammas.

Di conseguenza, l’imperatore Giuliano, che era stato istruito da un allievo di Giamblico, si basò sulle sue opere per unire i pagani dell’Impero Romano.

Tuttavia, non tutto andò perduto. In una forma alterata, fu grazie alle opere di Giamblico che oggi possiamo beneficiare di molti dei sigilli degli Dèi.


BIBLIOGRAFIA

¹ Lives of the Philosophers and Sophists, Eunapius of Sardis
Eunapio. Vite di filosofi e sofisti

Life of Proclus, Marinus
Marino di Neapoli. Vita di Proclo

Iamblichus: On the Mysteries, Emma C. Clarke, John M. Dillon, and Jackson P. Hershbell
 

Al Jilwah: Chapter IV

"It is my desire that all my followers unite in a bond of unity, lest those who are without prevail against them." - Shaitan

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