Augusto
Imperatore di Roma

Augusto fu il più grande imperatore di Roma e il suo salvatore. Fu lui a trasformare Roma nel leggendario regno di marmo, a introdurre una stabilità senza fine e a salvare il regno da infinite guerre civili.
Il suo governo, noto come Pax Romana, portò stabilità, prosperità, riforme amministrative e grandi conquiste culturali, trasformando Roma dal punto di vista politico e architettonico. Pur mantenendo le apparenze repubblicane, Augusto esercitò un'autorità assoluta, rimodellando in modo significativo il governo, la società e l'identità romana, lasciando un'eredità duratura come uno dei leader più efficaci e influenti della storia.
IL GIOVANE IMPERATORE
Nacque a Velitrae con il nome di Gaio Ottavio. Secondo un'altra leggenda, sarebbe nato a Capraia, un'allegoria che rafforzava il suo legame con Zeus-Giove. Suo padre, anch'egli di nome Gaio Ottavio, proveniva da una prospera famiglia di cavalieri che aveva raggiunto una discreta importanza nella vita pubblica romana e compiuto molte grandi imprese militari.

Moneta dell'imperatore Augusto con il suo segno ascendente del Capricorno
Da parte materna, potrebbe vantare maggiore distinzione. Sua madre, Atia, era figlia di Giulia, sorella di Gaio Giulio Cesare. Attraverso questa linea materna, Ottaviano era lontanamente imparentato con Cesare, un legame che si sarebbe rivelato decisivo nel plasmare il suo destino. Il vecchio Gaio Ottaviano si guadagnò il rispetto come abile amministratore, ricoprendo la carica di governatore della Macedonia, ma morì improvvisamente, lasciando il giovane Ottaviano orfano di padre all'età di circa cinque anni. Nonostante il prestigio derivante dall'avere una madre così illustre, poiché la paternità era una risorsa enorme a Roma, l'assenza del padre nella politica romana metteva una persona in una posizione molto precaria.
Sua madre fu costretta a sposare un governatore della Siria di nome Filippo. Nella sua prima infanzia, Augusto fu allevato principalmente da sua madre, Atia, e da sua nonna, Giulia (sorella di Cesare). Questo ambiente gli instillò il senso del dovere familiare, della disciplina e dell'ambizione, e lo mantenne nella stretta orbita degli affari della famiglia Giuliana (n.d.T: a Giuliana è collegato il link: https://templeofzeus.org/personalities/julian.php). Fin da giovane, fu esposto al clima politico di Roma, dominato dalla rivalità di potenti generali, dall'influenza fugace del Primo Triumvirato (Cesare, Pompeo e Crasso) e dalle correnti sotterranee che portarono alla guerra civile. Sebbene gli Ottaviani non avessero ancora raggiunto il pedigree aristocratico delle famiglie più antiche di Roma, la loro ricchezza e il crescente potere di Cesare. Per molti versi, dovette diventare suo padre.
La situazione era pericolosa. Quindici anni prima della sua nascita, Roma era degenerata da repubblica di funzionari eletti a dittatura sotto Silla. Pompeo, alleato e poi rivale di Cesare, aveva restaurato la Repubblica, ma Cesare stesso aveva riconquistato il pieno potere sul governo in modo controverso. Augusto era circondato da nemici fin da bambino, consapevoli che il pronipote era una minaccia.
La guida incrollabile di Giulia e Atia mise Augusto in una posizione vantaggiosa. La prima sapeva per esperienza che il ragazzo era il miglior successore per suo fratello, che non aveva eredi ufficiali. Gran parte della sua vita fu caratterizzata non solo dal rapporto con uomini potenti, ma anche dall'influenza di donne influenti.
ISTRUZIONE E INGRESSO NELLA VITA PUBBLICA
Augusto ricevette un'istruzione degna di un romano proveniente da una famiglia equestre ben introdotta, studiando retorica, letteratura e le basi del diritto romano. La sua formazione formale avvenne probabilmente sotto la guida di stimati tutori che lo introdussero alla lingua e alla filosofia greca, considerate essenziali per qualsiasi aspirante statista romano.
Grazie al suo legame di sangue con Giulio Cesare, Augusto partecipava occasionalmente a riunioni sociali e familiari in cui era presente Cesare, migliorando così la sua immagine. Inaugurò e organizzò i Giochi Greci del Tempio di Venere Genetrix in modo tale da impressionare suo zio. A quel punto, Cesare aveva guadagnato un prestigio monumentale conquistando la Gallia e stava emergendo come figura dominante nella politica romana.
Questa vicinanza a Cesare si rivelò formativa. La madre di Augusto, Atia, fece in modo che fosse presentato con cura al suo prozio in altre occasioni, il quale si interessò sempre più allo sviluppo del ragazzo. Ciononostante, Augusto condusse una giovinezza relativamente riservata rispetto ad altri adolescenti romani politicamente ambiziosi, che spesso ricoprivano cariche pubbliche (come gli uffici dei vigintivirato).
Ciononostante, la sua intelligenza naturale unita a un comportamento composto, calmo e, secondo alcuni, calcolatore, lasciò un'impressione su coloro che lo incontrarono, compreso lo stesso Cesare. C'era qualcosa di straordinario in quel ragazzo.
Fin dalla tenera età, Svetonio elogia Augusto per aver avuto una solida cerchia di amici che raramente, se non mai, si sono coperti di vergogna e non si sono mai opposti a lui. Sembra che il giovane avesse un tocco magico nel scegliere le persone giuste di cui circondarsi, cosa che lo aiutò notevolmente nella sua ricerca del potere.
ISPANIA E ONORIFICENZE INIZIALI
Una tappa fondamentale nella sua carriera avvenne all'incirca nel periodo in cui Augusto era appena maggiorenne. Seguì Cesare nella campagna militare in Hispania (l'odierna Spagna) per combattere i figli di Pompeo. Sebbene il giovane Ottaviano fosse troppo giovane per ricoprire un ruolo di comando, Cesare gli permise di osservare le operazioni militari, una scuola pratica sulla realtà della guerra e della leadership.
Durante questo periodo, Ottavio dimostrò coraggio fisico e lealtà, sopravvivendo, secondo quanto riferito, a una pericolosa traversata e sfondando le linee nemiche per raggiungere Cesare. Fonti tradizionali suggeriscono che la stima di Cesare per il suo pronipote si approfondì grazie alla ferma dedizione del giovane in quelle difficili condizioni: a questo punto, entrò a far parte della cerchia ristretta di suo zio.
Forse l'esempio più chiaro di ciò che Augusto imparò da Cesare è l'incidente avvenuto durante la festa dei Lupercali. Marco Antonio si avvicinò a Cesare nel Foro e gli offrì un diadema reale (una fascia bianca che simboleggiava la regalità) davanti alla folla. Secondo il racconto di Cassio Dione, Cesare, che era seduto sulla rostra nella sua sedia dorata, rifiutò il diadema ed esclamò: “Solo Giove è re dei Romani”, poi ordinò che il diadema fosse dedicato a Giove Capitolino.
Dopo il ritorno a Roma, Cesare conferì ad Augusto alcuni primi riconoscimenti. Non si trattava di nulla di particolarmente grandioso, ma era sufficiente per elevare Augusto agli occhi dell'élite romana. A quel punto, Cesare era dittatore da dieci anni (poi estesi a “perpetuità”), riorganizzando lo Stato romano mentre pianificava nuove campagne, tra cui una potenziale spedizione in Partia. Augusto, ancora troppo giovane per ricoprire cariche importanti, rimase comunque vicino alla cerchia di Cesare, bilanciando l'umiltà con la voglia di imparare.
LA MORTE DI CESARE
Cesare preparò una grande campagna militare in Oriente e Ottaviano fu mandato ad Apollonia (sulla costa illirica) per continuare i suoi studi e stare vicino all'esercito principale di Cesare. Lì si addestrò nelle esercitazioni militari, migliorò il suo greco e attese che Cesare intraprendesse quella che sembrava promettere di essere una gloriosa conquista. A Roma, tuttavia, la tensione politica era alta: molti senatori risentivano del potere sempre più esteso di Cesare e percepivano le sue aspirazioni monarchiche.
Il 15 marzo (le Idi di marzo), Cesare fu assassinato da un gruppo di senatori guidati da Bruto e Cassio. Il suo prozio si era fatto molti nemici e il controllo della Repubblica ebbe un prezzo altissimo. Augusto, ancora ad Apollonia, non si rese immediatamente conto dell'evento catastrofico che avrebbe cambiato per sempre la sua vita. Al momento della morte di Cesare, il diciottenne Augusto era conosciuto come un membro competente, anche se in gran parte non ancora collaudato, della famiglia Giuliana.
In altre parole, era promettente, ma lontano dai centri di potere convenzionali di Roma. A sua insaputa, Cesare aveva previsto una disposizione straordinaria nel suo testamento, ponendo le basi affinché Augusto diventasse l'erede principale e uno dei principali contendenti al dominio nella politica romana. Ma soprattutto, era stato anche adottato come figlio da Cesare.
In vita, Augusto era conosciuto con il nome di Giulio Caio e, dopo l'adozione, Giulio Caio Cesare; al momento della nomina a princeps divenne l'imperatore Augusto. Sebbene fosse un espediente utile per gli storici, egli non utilizzò mai personalmente il nome Ottavio o Ottaviano.
Questo pose fine al primo capitolo della sua vita, una vita che sarebbe stata presto travolta dal crollo del regime di Cesare. Naturalmente, ne sarebbero seguiti tumulti.
MARCO ANTONIO
Infatti, fu solo dopo essere sbarcato a Brindisi, dimostrando la sua determinazione, che Augusto venne a sapere della morte del suo padre adottivo. Il motivo era che Augusto doveva trattare con cautela Marco Antonio, che era il protetto di Cesare e già una figura leggendaria a Roma. Grazie alla sua popolarità, Antonio aveva accesso al testamento di Cesare e agiva essenzialmente come notaio legale.
Il rapporto tra i due uomini si deteriorò rapidamente.
Augusto iniziò a costruire la sua base di potere, accumulando fondi dal testamento di Cesare. Creò un esercito fedele composto da migliaia di uomini che erano stanchi di alcuni aspetti corrotti dell'interregno. I soldati riconobbero presto che il figlio e pronipote del grande repubblicano non era affatto inesperto in materia militare.
Ben presto ottenne il sostegno di gran parte del Senato, rendendosi nemico di Antonio. Cicerone fu determinante nel far diventare il giovane senatore e nel conferirgli il “potere supremo” dello Stato. Dimostrando alcune delle sue doti militari, lo sconfisse nelle battaglie di Mutina e Forum Gallorum.
IL SECONDO TRIUMVIRATO
Augusto decise di collaborare con Antonio e un altro potente militare di nome Lepido, approvando una mozione al Senato che riconosceva ufficialmente i tre uomini come governanti, il cosiddetto Triumvirato. Supponendo che la vera ambizione di Antonio fosse quella di conquistare la Persia, mise da parte i suoi sospetti per un po'. La sua preoccupazione principale era sconfiggere la flotta pirata di Sesto Pompeo, il figlio di Pompeo che si era ribellato.
Nel corso degli anni, Antonio fece diversi viaggi in Egitto per incontrare Cleopatra, la faraona d'Egitto. Ebbe anche una relazione con Glaphyra, la regina di Cappadocia. Infuriati con Augusto, la moglie di Antonio, Fulvia (la donna più potente di Roma), e suo fratello Lucio istigarono un'altra guerra civile, che Augusto dovette sedare con cautela.
I due giunsero a una sorta di riconciliazione dopo la morte di Fulvia per malattia. Il grande uomo di Roma ignorò progressivamente Ottavia, la sorella di Augusto che gli era stata data in sposa per consolidare la pace. Lei sollevò un esercito per protestare e arrivò persino ad Atene. Augusto creò delle leggi per rendere sacrosanta sua sorella e sua moglie Giulia e concesse a entrambe tutti i diritti che avevano gli uomini romani.
Augusto sapeva che suo prozio Giulio Cesare aveva avuto un figlio dalla famosa Cleopatra, faraona d'Egitto, che si chiamava Cesareione. Vide anche che Antonio divenne rapidamente il padre adottivo del ragazzo e ebbe numerosi figli con Cleopatra, ai quali diede nomi che richiamavano la loro discendenza da Alessandro Magno (n.d.T.: ad Alessandro Magno corrisponde il link: https://templeofzeus.org/personalities/alexander.php), suscitando in lui una certa preoccupazione.
GUERRA DI AZIO
Marco Antonio stava diventando sempre più aggressivo e aveva assunto uno status quasi faraonico. L'Egitto era ancora il paese più ricco del Mediterraneo. Cleopatra, una donna potente, brutale e astuta, aveva trascorso gran parte del suo regno rinnovando le fortune del paese. In seguito, nutriva anche l'ambizione di espandere l'impero dei suoi antenati. A tal fine, Antonio cedette all'Egitto vaste porzioni di territorio romano, suscitando l'indignazione del popolo romano.
Iniziò così la guerra di Azio. Il futuro imperatore isolò le armate di Antonio in Grecia ricorrendo a diverse tattiche, tra cui la distruzione delle linee di rifornimento, l'imposizione della fame e l'allontanamento dei comandanti navali di Antonio. Augusto combatté contro la coppia in varie battaglie navali, culminate nella battaglia di Azio, dove la flotta romana, più piccola, sconfisse le forze di Antonio e Cleopatra. L'amicizia di Augusto con Marcio Agrippa e Lucio Arrunzio lo aiutò notevolmente in questa battaglia.
È noto che il sovrano di Roma mostrò eccezionale clemenza nei confronti degli alleati di Antonio, consentendo persino a un importante comandante, Sosius, di arricchirsi e costruire un tempio dedicato ad Apollo a Roma. Augusto sbarcò presto in Egitto e annesse il paese a Roma, spodestando Cleopatra, sua grande rivale.
LA RICOSTRUZIONE DI ROMA
Augusto nutriva un certo rispetto per gli ideali repubblicani. Non intendeva trasformare Roma in una dittatura, ma riteneva che i litigi all'interno del Senato avessero sostanzialmente distrutto la Repubblica e che fosse pericoloso tornare alla politica di parte. Rispetto a molti imperatori, anche chi gli gridava contro non veniva quasi mai punito. Tuttavia, le fonti indicano la sua esasperazione:

Statua policroma ricostruita dell'imperatore Augusto
“Mentre parlava al Senato, qualcuno gli disse: «Non ho capito», e un altro: «Ti contraddirei se ne avessi l'occasione». Più volte, quando usciva infuriato dall'Aula per le eccessive discussioni dei contendenti, alcuni gli gridavano dietro: «I senatori dovrebbero avere il diritto di esprimere la propria opinione sugli affari pubblici».
Durante la selezione dei senatori, quando ogni membro ne sceglieva un altro, Antistio Labeo nominò Marco Lepido, un vecchio nemico dell'imperatore che all'epoca era in esilio; e quando Augusto gli chiese se non ci fossero altri più meritevoli di tale onore, Labeo rispose che ogni uomo aveva la propria opinione. Eppure, nonostante tutto ciò, nessuno subì conseguenze per la sua libertà di parola o la sua insolenza.1
Fu la sua formazione filosofica a portarlo a credere che fosse necessario creare un impero universale in cui il capo dello Stato godesse di un minimo di rispetto universale, piuttosto che una successione instabile di funzionari in guerra tra loro.
Ritenendo che la vita romana fosse degenerata al punto da arrivare alla corruzione politica, l'imperatore Augusto tentò di riformare Roma secondo principi morali. Per raggiungere questo obiettivo, si ispirò a molti filosofi classici. Furono vietate le manifestazioni pubbliche di estrema lascivia. I privilegi aristocratici e religiosi furono rafforzati, ma Augusto elargì anche ingenti somme di denaro ai poveri per alleviare le loro sofferenze, forse più di qualsiasi altro imperatore.
In linea con la Repubblica, l'imperatore esigeva che le arti coltivassero la virtù e non solo una successione infinita di eccessi. Nonostante ciò, cercò di consentire la massima libertà di parola possibile e di difendere semplicemente la propria posizione, anche quando veniva attaccato personalmente:
Quando fu bersagliato da battute volgari e dispettose da parte di alcuni uomini, rispose con un proclama pubblico; tuttavia, pose il veto su una legge che limitava la libertà di espressione nei testamenti.1
È anche degno di nota il fatto che Augusto avesse l'abitudine di usare il proprio denaro per rinnovare l'Impero: un'enorme opera di manutenzione di tutte le strade e vie in Italia fu pagata con i suoi soldi, piuttosto che dal Senato.
L'imperatore era un grande estimatore della cultura greca e dell'ellenismo, ma doveva anche essere pragmatico ed evocare l'immagine dei tempi antichi di Roma. Stimolò molto lo studio della cultura greca a Roma e fu mecenate di molti filosofi dell'epoca.
LE LEGGI DI ROMA
Augusto promulgò una serie di leggi volte a ripristinare i valori tradizionali della famiglia romana e la moralità, note come Leggi Giuliane (Lex Julia) e, successivamente, Leggi Papia-Poppea. Queste leggi riguardavano il matrimonio, l'adulterio, la nascita dei figli e l'eredità. Ad esempio, Augusto introdusse la Lex Julia de Maritandis Ordinibus nel 18 a.C., incoraggiando il matrimonio e la nascita dei figli attraverso incentivi quali agevolazioni fiscali, mentre penalizzava gli uomini e le donne non sposati. Analogamente, la Lex Julia de Adulteriis Coercendis criminalizzava l'adulterio, applicando pene severe ai trasgressori, il che rifletteva la determinazione di Augusto a ripristinare le tradizionali virtù sociali romane.

Statua dell'imperatore Augusto: da notare le grandi iridi caratteristiche del suo sguardo reale
POLITICA ECONOMICA
Prima del suo regno, l'economia di Roma soffriva di frequenti instabilità finanziarie e di una coniazione inconsistente, che minavano il commercio e gli scambi. Augusto standardizzò la coniazione, introducendo monete stabili in oro (aureo) e argento (denario) con peso e purezza fissi, facilitando gli scambi commerciali e stabilizzando i prezzi.
L'imperatore avviò imponenti progetti infrastrutturali, tra cui strade, acquedotti e porti, migliorando i trasporti, l'efficienza commerciale e stimolando la crescita economica. Ricostruì e abbellì Roma, attirando il commercio, aumentando l'occupazione e stimolando le economie locali. Assicurò le rotte commerciali attraverso il Mediterraneo e oltre grazie alla stabilità militare e diplomatica, espandendo i mercati commerciali e la prosperità.
In secondo luogo, Augusto rivoluzionò il sistema fiscale, stabilendo equità e prevedibilità nella riscossione delle entrate. Istituì un censimento regolare per valutare con precisione gli oneri fiscali in tutto l'impero, sostituendo le pratiche spesso arbitrarie e sfruttatrici dell'era repubblicana. Questa tassazione sistematica non solo aumentò le entrate imperiali, ma rafforzò anche la fiducia del pubblico e ridusse il risentimento tra la popolazione. Inoltre, creò l'aerarium militare, o tesoro militare, finanziato attraverso le imposte di successione e altri prelievi mirati. Ciò fornì un flusso di entrate dedicato e stabile per sostenere i veterani e il personale militare in servizio, garantendo così la lealtà e la sicurezza interna.
Le riforme agricole furono un altro aspetto fondamentale della strategia economica di Augusto. Riconoscendo l'agricoltura come la spina dorsale dell'economia romana, l'imperatore incoraggiò l'insediamento dei veterani nelle colonie rurali, fornendo loro terreni e incentivi per dedicarsi all'agricoltura. Questa politica rilanciò le regioni rurali devastate dalle precedenti guerre civili, aumentò la produttività agricola e stabilizzò l'approvvigionamento alimentare, in particolare di grano, a Roma e in altri centri urbani, controllando così i prezzi e prevenendo la carenza di cibo e i disordini civili.
RIFORME DELLA RELIGIONE
Augusto fece costruire almeno 82 templi elaborati per gli Dèi e molti altri furono restaurati o rinnovati da stati di degrado, compresi i templi più antichi inaugurati dagli antichi re di Roma. Il suo impegno generale nei confronti degli Dèi era molto serio.
Sia lui che Giulia si sottoposero ai Misteri Eleusini, a dimostrazione del fatto che l'interesse di Augusto per la religione non era finalizzato all'autoaffermazione. Gli aspetti principali delle politiche religiose di Augusto sono riportati nella pagina dedicata a Giove.

Statua dell'imperatore Augusto velato come Pontefice Massimo
Per dimostrare la serietà della religione, elevò la carica di Pontefice Massimo, conferendole un ruolo altamente simbolico. Inoltre, costruì un elaborato tempio dedicato a Giove Tonante in segno di gratitudine dopo che un fulmine lo aveva mancato per un soffio.
Dopo la sconfitta di Cleopatra, Augusto era anche desideroso di mostrarsi agli egiziani come un degno faraone. Contrariamente ai racconti tradizionali secondo cui i romani si limitarono a spogliare il paese delle sue risorse, durante il suo regno furono costruiti e consacrati numerosi templi egizi; Augusto era desideroso di dimostrare un interesse superiore alla media per l'Egitto.
SIMBOLISMO OCCULTO
Grazie ad Augusto, abbiamo il mese di agosto, il mese di molti dei suoi successi militari. Questo sostituì il mese tradizionale, Sextilis.
Augusto utilizzava spesso l'immagine del Capricorno, il segno che governava il suo tema natale, per illustrare la sua supremazia come imperatore. Ciò illustrava anche il suo rapporto con Zeus, poiché questo è il segno di ogni forma di governo, della Verità dell'universo e altamente rappresentativo del culmine della coscienza. Numerosi aspetti del suo culto imperiale trasmettono un intimo legame con il divino, una questione che fu anche istigata dai suoi rivali che utilizzavano immagini dionisiache per giustificare il loro dominio.
Egli utilizzò anche direttamente gran parte dell'immaginario di Zeus-Giove per comunicare chiaramente al popolo di Roma che il suo regno era destinato a rappresentare la vera e filosofica regalità alla guida di una repubblica. Molte delle sue statue lo raffigurano con il velo pontificio sulla testa, a dimostrazione della sua pietà come sovrano.
BIBLIOGRAFIA
1 Life of Augustus, Suetonius
1 Vita di Augusto, Svetonio
Lives of the Roman Emperors, Suetonius
Vite degli Imperatori Romani, Svetonio
The Roman Revolution, Ronald Syme
La Rivoluzione Romana, Ronald Syme
Augustus: Image and Substance, Barbara Levyck
Augusto: Immagine e Sostanza, Barbara Levyck
Augustus, Pat Southern
Augusto, Pat Southern
CREDITO:
[SG] Karnonnos