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[Trad] Pericle

SaqqaraNox

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Oct 9, 2021
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Pericle
Grande sovrano di Atene

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Pericle fu lo statista, comandante militare e oratore più influente di quella che è conosciuta come l’Età d’Oro di Atene. Sotto la guida di Pericle, Atene raggiunse l’apice nell’arte, nella letteratura, nella politica e nella filosofia; divenne la città-stato più potente e culturalmente influente del mondo greco. Il fatto stesso che quell’epoca sia chiamata “Età di Pericle” è la più chiara indicazione del profondo e duraturo impatto della sua leadership.


GIOVINEZZA DEL POLITICO

Pericle nacque in una delle famiglie nobili di Atene, appartenente alla tribù paterna conosciuta come Acamantide e al demo di Colargo. Suo padre, Santippo, fu un comandante che riportò una vittoria sui persiani nella battaglia di Micale e sua madre, Agariste, apparteneva alla famosa famiglia degli Alcmeonidi — una dinastia estremamente potente nella politica ateniese. Agariste era la bisnipote di Clistene di Sicione, un tempo tiranno di una città in Sicilia, e anche la nipote del più celebre Clistene, che espulse la tirannica dinastia dei Pisistratidi, istituì la bulé ateniese e organizzò lo sviluppo della democrazia ateniese.

Complesse vicende legate ad altri suoi antenati e futuri parenti—come Alcibiade e il circolo di tiranni con cui Alcibiade si sarebbe associato—rendevano l’appartenenza a questa rete familiare intricata sia un vantaggio che un ostacolo. Appartenere a una simile stirpe nobile offrì a Pericle un notevole vantaggio nella sua carriera politica, ma il ricordo dei suoi antenati più tirannici e gli scandali dei suoi parenti più giovani offuscarono anche la percezione delle sue reali intenzioni. Plutarco afferma anche che la situazione non fu favorita dalla somiglianza inquietante e marcata di Pericle, sia nell’aspetto che nella voce, con il tiranno Pisistrato, capo del clan rivale dei Pisistratidi — ancora vivo nella memoria di molti anziani.

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Copia romana di una statua greca originale di Pericle

Sebbene non si sappia molto della sua giovinezza, Pericle è ricordato come un ragazzo tranquillo, riflessivo e contemplativo. Ricevette un’ottima educazione, al limite dell’avanguardia degli sviluppi intellettuali dell’Atene del tempo, in particolare verso le scuole filosofiche che stavano cominciando a fiorire nella città. Costruendosi su queste basi, che però non lo soddisfavano, Pericle cercò il consiglio di filosofi famosi come Protagora, Zenone di Elea e Anassagora. Sotto la loro influenza, Pericle affinò la propria visione del mondo e divenne sempre più determinato a unire i principi filosofici con l’impegno politico. Più tardi instaurò rapporti stretti con Socrate e con altri filosofi noti per aver dialogato direttamente con lui — sebbene molti di questi avrebbero in seguito nutrito una visione ambivalente nei suoi confronti come guida. Grazie a questa educazione, Pericle rafforzò il suo impegno verso la struttura democratica di Atene, sviluppandosi nel contempo come un leader logico e strategico, dotato di una certa fiducia e carisma. In parte per merito dell’insegnamento di Anassagora, che gli impartì l’idea di un’intelligenza impersonale che anima l’universo, Pericle divenne un convinto sostenitore del diritto delle persone a modellare il carattere dello Stato e a seguire i dettami della propria volontà. Di conseguenza, disapprovava profondamente i metodi autoritari e gli interventi violenti nella vita dei singoli — un metodo che un suo antenato in Sicilia aveva impiegato in modo subdolo e disastroso.

Si può dire che Pericle possedesse determinate visioni spirituali riguardo alla sacralità del libero arbitrio, le quali modellarono la sua concezione della politica. Con il tempo e la pazienza, l’esercizio saggio di questi principi sotto la sua guida divenne un elemento chiave nel rafforzamento del potere ateniese. Tuttavia, l’ossessione di Pericle per la democrazia e il libero arbitrio portò anche a gravi problemi nel tempo. Per questa ragione, il suo nome è passato alla storia come quello di un uomo che giocò d’azzardo con il destino e con la volontà delle masse.


EFIALTE

Sebbene l’ingresso di Pericle sulla scena politica ateniese sia avvenuto in giovane età, furono le sue riforme insieme a Efialte — sostenitore della democrazia — a produrre il maggiore impatto all’inizio della sua carriera. Nel 462 a.E.V., Pericle ed Efialte avviarono importanti riforme volte a limitare il potere degli aristocratici e ad accrescere l’influenza di altri gruppi sociali nella politica.

Uno dei principali nemici politici di Pericle era Cimone — eroe di guerra di Atene, fermo oligarca e decisamente filo-spartano nel gusto, sebbene fosse anche un generoso benefattore dei poveri. Alcuni storici accusano Pericle di avere motivazioni non del tutto limpide, poiché le riforme popolari da lui proposte ebbero l’effetto di estromettere Cimone e i suoi sostenitori dal potere. La più importante di queste riforme fu la limitazione dei poteri del Consiglio dell’Aréopago. Dominato dalla nobiltà e incaricato di alcune funzioni religiose e giuridiche, l’Aréopago era una roccaforte dell’influenza oligarchica. Questa riforma segnò una svolta nel rafforzamento della democrazia ateniese.

Cimone subì un disastro personale quando un esercito sotto il suo comando fu respinto dagli Spartani mentre cercava di assistere una rivolta degli iloti — un’idea già estremamente impopolare tra le masse ateniesi. Allo stesso tempo, le tendenze estreme di Efialte nel perseguitare gli oligarchi avrebbero presto alienato Pericle.

Nel frattempo, Pericle coltivò un’immagine pubblica di uomo colto e riservato, pur lodando i benefici del lusso e della bellezza al popolo. A tal fine abolì certi privilegi della nobiltà e rifiutò di partecipare a grandi banchetti ubriacanti, offrendo invece al popolo promesse di potere politico condiviso. La generosità che dimostrò verso il popolo, unita alla sua immagine di esempio vivente di virtù, gli conferì un enorme potere ad Atene.

Dopo che Efialte fu assassinato — probabilmente da uno degli oligarchi — Pericle divenne la figura politica più potente di Atene. Sviluppò ulteriormente le strutture democratiche e introdusse disposizioni che permisero al popolo comune di avere un ruolo più attivo nella politica. Il suo impegno personale per la democrazia, temperato da moderazione in contrasto con l’estremismo di Efialte, gli conferì un ampio consenso e portò a livelli senza precedenti di partecipazione pubblica. Rafforzò i poteri della bulè e promulgò leggi che incoraggiavano i cittadini a partecipare direttamente alle decisioni nell’assemblea (Ekklesia). Ogni cittadino ateniese di sesso maschile che avesse completato il periodo obbligatorio di servizio militare aveva ora voce nell’Ekklesia, dove venivano dibattute e decise le questioni di stato.

Una delle riforme più importanti di Pericle fu l’introduzione di un compenso residuo per le cariche pubbliche nella bulè — un’iniziativa che considerava un miglioramento rispetto al sistema ristretto del suo prozio. Laddove un tempo solo i ricchi potevano permettersi di ricoprire cariche pubbliche, Pericle istituì un sistema in cui i politici di qualsiasi origine venivano pagati per rappresentare il demos, permettendo così ai cittadini meno abbienti di servire nella vita pubblica. Per il meglio o per il peggio, un ampio segmento della società aveva ora il potere di modellare lo stato ateniese — eppure paradossalmente, questo rafforzò lo stesso Pericle, che venne conosciuto da tutti come il “Primo Cittadino”.

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Pericle, Pietro Perugino, Galleria degli Uffizi


IL FIORIRE DI ATENE

D’altro canto, Pericle cercò anche di riservare i privilegi ateniesi esclusivamente agli ateniesi. Una sua legge controversa limitava la cittadinanza ateniese a coloro che erano nati da due genitori ateniesi, rendendo meteco (un straniero legale con diritti limitati) chiunque fosse nato da un solo cittadino. Sebbene questa legge fosse principalmente rivolta ad altri Greci, ha conferito a Pericle la reputazione, in alcuni ambienti, di essere un etnocentrista o un precursore del nazionalismo e populismo moderno.

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Acquerello ricostruito di Atene, P. Connolly, tratto da John M. Camp, The Archaeology of Athens, 2001

Sotto la guida di Pericle, Atene divenne non solo una potenza militare e politica, ma anche un centro culturale. Pericle intraprese grandi progetti per rendere Atene la capitale intellettuale e artistica del mondo greco, poiché credeva che la mousikè (le arti) avrebbe elevato il destino spirituale della popolazione, consolidando il loro impegno negli sforzi politici e militari. Per questo motivo promosse anche una politica che permetteva ai non abbienti di assistere agli spettacoli teatrali senza dover pagare pesanti ingressi.

Uno dei più grandi successi di Pericle fu l’imponente programma di costruzioni sull’Acropoli di Atene. Il Partenone è il più grande e il più famoso tra questi. Costruito in nome di Atena Parthenos (Atena Vergine), il tempio è considerato una delle più grandi opere di architettura e arte del periodo e, ad oggi, è ancora in piedi. Il Partenone simboleggiava la ricchezza, il potere e la superiorità culturale di Atene — una testimonianza eterna della potenza dello Stato.

È noto che Pericle considerasse Atena come sua Divinità patrona. Oltre al semplice rendere omaggio alla Dea della città, egli incoraggiava tale associazione visiva in base alla teoria del Nous (la mente cosmica che pone ogni cosa nel giusto ordine) formulata da Anassagora: Atena era associata al concetto di Nous. Pericle credeva che modellare Atene come un dominio culturalmente distinto attraverso l’ingegno umano e le arti le conferisse un vantaggio come entità razionale e ordinata.

Con tutti questi sforzi sotto la guida di Fidia, Plutarco riferisce che Atena fu grandemente compiaciuta dalla costruzione di questi edifici. La caduta da grande altezza di un abile artigiano, che era quasi morto mentre lavorava al Partenone, fu considerato un cattivo presagio per il progetto e turbò profondamente il leader ateniese. Tuttavia, Ella apparve a Pericle in sogno e gli raccomandò un trattamento che guarì con successo il suo stato critico, dopo di che Pericle fece erigere una statua d’oro ad Atena Hygieia.

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Fidia mostra il fregio del Partenone a Pericle, Aspasia, Alcibiade e amici,
di Sir Lawrence Alma-Tadema, Birmingham Museum & Art Gallery

Era inoltre pienamente consapevole che arruolare gli elementi non militari della città e tenerli occupati in attività produttive fosse estremamente importante. Questa era una ragione secondaria per cui Pericle portò avanti questi progetti, ma giocò un ruolo fondamentale nel placare il malcontento tra le classi militari e civili, forgiando un senso di unità civica che costituì l’epoca della cosiddetta Pax Athenaica (pace ateniese).

Questi grandi progetti edilizi trasformarono non solo l’aspetto di Atene, ma anche l’identità culturale degli Ateniesi. In un certo senso, sotto Pericle, Atene divenne non solo una potenza militare, ma anche una città guida nelle arti, nella scienza e nella filosofia. Con il fiorire di quest’atmosfera intellettuale, emersero scultori come Fidia, filosofi come Socrate e drammaturghi come Euripide e Sofocle.


ORATORIA

L’oratoria è un ambito in cui Pericle continua a mantenere una solida fama. Discorsi scintillanti, pieni di verve e stile e tramandati da Tucidide — come l’Orazione Funebre — sono pietre miliari della teoria politica e della letteratura occidentale. Gli storici sottolineano che la potenza espressiva del capo ateniese bastava a sconfiggere nemici e a placare numerosi scandali. Questi discorsi sono anche considerati, sul piano stilistico, tra i trattati più magistrali del greco attico: si sapeva che Pericle maneggiava il linguaggio come un’arma, inventando sul momento nuove parole che entravano poi nel lessico attico. In questo senso, è paragonabile alla statura di Shakespeare nella lingua inglese.

In quanto capo, i suoi discorsi erano rari e distanziati nel tempo, generalmente pronunciati durante le crisi per ottenere il massimo effetto drammatico — il che ha portato alcuni storici ad accusarlo di essere manipolatore e demagogico. Quando si rivolgeva al pubblico, proponeva soluzioni razionali ai problemi del demos e cercava di incanalare il fervore delle folle in risultati pratici incoraggiando il coraggio e la passione nei cittadini. In ogni discorso, Pericle enfatizzava il privilegio della democrazia e della libertà di pensiero come pietre miliari della grandezza ateniese, per cui si doveva combattere o morire.

Fu dalle scienze naturali, come dice il divino Platone, che egli “acquisì l’elevatezza del pensiero e la perfezione dell’esecuzione, oltre ai suoi doni naturali”, e applicando ciò che aveva appreso all’arte del parlare, superò di gran lunga tutti gli altri oratori. Fu così, si dice, che ottenne il suo soprannome; anche se alcuni suppongono che derivi dalle strutture con cui adornò la città, e altri dalla sua abilità come statista e generale, che fu chiamato l’Olimpico. Non è affatto improbabile che la sua fama fosse il risultato di una fusione di molte qualità elevate. Ma i poeti comici dell’epoca, che scagliavano contro di lui molte frecciate sia sul serio sia per scherzo, rendono chiaro che egli ricevette tale soprannome principalmente per il suo modo di parlare; parlavano di lui come di uno che “tuonava” e “lanciava fulmini” quando arringava il pubblico, e come di uno che “brandiva un temibile fulmine sulla lingua”. ¹

Pericle compì mosse strategiche per sviluppare la potenza marittima di Atene ed espandere la sfera d’influenza della città-stato. Pericle intraprese mosse strategiche per sviluppare la potenza marittima di Atene ed espandere la sfera d’influenza della città-stato. Egli formò la Lega delio-attica, che iniziò come un’alleanza difensiva contro l’Impero persiano ma alla fine si trasformò in uno strumento dell’egemonia ateniese. Con il denaro raccolto dai membri della Lega, Atene ampliò la propria potenza navale e costituì la flotta più formidabile del Mediterraneo. Anche gli elementi commerciali della vita ateniese si espansero fino a raggiungere livelli grandiosi.

Tuttavia, questa postura egemonica cominciò a causare disagio tra le altre città-stato greche. Alcune colonie e alleati si irritavano per le somme esorbitanti che erano costretti a pagare ad Atene solo per la gloria della città. Sparta era particolarmente allarmata dalla crescente potenza di Atene e dal suo dominio sulle altre città-stato. Di conseguenza, i rapporti tra Atene e Sparta divennero tesi, portando allo scoppio della Guerra del Peloponneso verso la fine del governo di Pericle.


LA FINE DELL’ETÀ DELL’ORO

Nei suoi ultimi anni, scoppiò la guerra del Peloponneso tra Atene e Sparta. Questa guerra avrebbe sconvolto il mondo greco per decenni e segnato la fine della carriera di Pericle. Quando ebbe inizio, Pericle guidava le decisioni militari e strategiche di Atene. Sapendo che Atene non poteva vincere una battaglia terrestre contro le forze temprate di Sparta, optò per una strategia di guerra difensiva. Immaginava che gli ateniesi restassero entro le loro mura, mentre la marina dominava in mare. Piuttosto che affrontare direttamente il potente esercito terrestre di Sparta, progettò una guerra di logoramento a lungo termine basata sulla supremazia navale.

Agli ateniesi fu rapidamente ordinato di restare entro le mura della città e di resistere agli attacchi spartani. Tuttavia, poiché gran parte della popolazione viveva al di fuori della città, l'affollamento all'interno delle mura causò problemi imprevisti e gravi. Scoppiò una grande pestilenza ad Atene. Con la popolazione della città intrappolata, la malattia si diffuse rapidamente, uccidendo una larga parte degli abitanti e influenzando negativamente l’andamento della guerra.

Pericle fu tra le vittime della peste. La sua morte fu una grande perdita per Atene. Durante gli anni del suo comando, aveva conquistato la fiducia del popolo come figura carismatica e strategica. Dopo la sua morte, Atene ebbe difficoltà nella Guerra del Peloponneso. L’instabilità politica aumentò e alla fine Atene fu sconfitta da Sparta.

Dopo la morte di Pericle, Atene affrontò conflitti politici interni e crisi di leadership. Senza il suo acume strategico e la sua influenza unificatrice, la città attraversò una serie di colpi di stato e fallimenti disastrosi. Questa sconfitta segnò la fine dell’Età dell’Oro di Atene e il temporaneo predominio di Sparta, che fu poi oscurato da Tebe e dal nascente Regno di Macedonia.

L’eredità di Pericle non si limitò al potere politico e militare di Atene ma lasciò anche un’impronta profonda nella vita culturale, artistica e intellettuale. Molti sviluppi che definirono l’Età dell’Oro di Atene e posero le basi della civiltà occidentale furono modellati sotto la sua guida.

Una delle più grandi eredità di Pericle è il suo contributo alla democrazia. Sebbene la democrazia ateniese non fosse perfetta — e ampie fasce della popolazione, come le donne e gli stranieri, non potessero votare — fu creato un sistema in cui una parte significativa dei cittadini esercitava un’influenza diretta sulla politica. Le istituzioni democratiche sviluppate sotto Pericle costituirono le pietre miliari della democrazia occidentale e influenzarono molte delle strutture politiche odierne. In un certo senso, si può definire Pericle un padre del liberalismo.

Socrate nutriva un’opinione ambivalente su Pericle. Pur lodandolo nel Menone come un “uomo buono” e “saggio negli affari della città”, riteneva che lo splendore artistico e commerciale di Atene non avesse prodotto anime migliori. Socrate sostenne che la generosità di Pericle (che comprava il favore del popolo con riforme, benefici e spese munifiche) aveva reso gli ateniesi pigri e presuntuosi.

Nel dialogo Gorgia, Socrate criticò il discorso retorico come una professione indegna e affermò che Pericle aveva fuorviato il pubblico, con i suoi discorsi, trascinando Atene in guerre non necessarie. Soprattutto, Socrate continuò polemicamente ad attaccare la democrazia stessa, ritenendola fondamentalmente imperfetta. Nonostante ciò, Pericle rispettava Socrate e non lo censurò mai, a differenza di altri democratici successivi come Anito.

Gli scrittori romani ammiravano Pericle per la sua abilità politica e per aver creato una città-stato archetipica che Roma avrebbe emulato. Tuttavia, criticarono anche il suo uso disinvolto delle ricchezze pubbliche, considerandolo un tratto volgare, più tipico dei tiranni sostenuti dalla plebe.

I resoconti di Tucidide su Pericle continuarono a ispirare progetti repubblicani, soprattutto verso la fine del Medioevo. Funzionari e studiosi delle repubbliche italiane medievali come Firenze, Pisa e Venezia si riferivano alle riforme periclee e cercavano di emularne la moderazione. Durante l'Illuminismo, Voltaire proclamò Pericle un modello di sovrano benevolo. Altri, come Machiavelli, lo consideravano un esempio di abilità politica astuta.

John Adams e Alexander Hamilton discussero i punti di forza e le debolezze del governo pericleo nei Federalist Papers e in altre opere fondamentali della progettazione civica americana. Studi approfonditi sulle innovazioni legali di Pericle contribuirono a molti aspetti dell’architettura civica degli Stati Uniti.

Nietzsche, sebbene disdegnasse la democrazia, diede una valutazione positiva dell’età dell’oro di Atene — soprattutto della sua epoca della mousikē. Rifiutò la lettura socratica tradizionale del declino di Atene come risultato della decadenza morale, definendola bigotta e miope. Al contrario, Nietzsche celebrò lo spirito ateniese di creazione e distruzione come modello di affermazione della vita.

Le riforme di Pericle ispirarono lo sviluppo degli ideali democratici non solo ad Atene, ma anche negli stati europei successivi e nel mondo moderno. La sua visione di un popolo che partecipasse direttamente al governo divenne un principio fondamentale del pensiero politico occidentale.


BIBLIOGRAFIA

¹ Plutarco, Vite
Vita di Pericle, Plutarco
La Guerra del Peloponneso, Tucidide
Biblioteca Storica, Diodoro Siculo
Pericles of Athens, Donald Kagan
Pericle di Atene, Donald Kagan

CREDITI
Thersthara
[TG] Karnonnos
 

Al Jilwah: Chapter IV

"It is my desire that all my followers unite in a bond of unity, lest those who are without prevail against them." - Shaitan

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