Maat
Greetings, everyone. I will post all of the updated Gods and Daemons' section in this thread, including the older Gods' Rituals released prior to my assignment and updated articles with new information [such as the Tarot cards for Khnum, Asclepius, Forcas, etc.]. The title will be updated with...
ancient-forums.com
Guardiano del TdZ Karnonnos
Maat è la Dea egizia dell’ordine, della legge, dell’armonia, dell’equilibrio e della verità. Fu una delle Divinità più centrali del pantheon egizio e possedeva una simbologia di vasta portata, evocata in ogni ambito della società della grande civiltà del Nilo. Era considerata rappresentazione divina dell’intero sistema giuridico, ma anche ordinatrice delle stagioni, dei moti stellari e di altri aspetti incisi nella stessa trama della natura.
Al centro della legge egizia vi era Maat, il termine multiforme che racchiudeva giustizia, verità, ordine ed equilibrio. Maat non era soltanto un ideale etico, ma un principio divino che garantiva il funzionamento dell’universo. Si diceva che i Faraoni “agissero secondo Maat” e “vivessero secondo Maat”, e la Dea che porta questo nome appare nei rilievi templari, nelle iscrizioni sepolcrali e nei contesti giuridici come simbolo vivente di tutto ciò che essa abbracciava.
(Maat) era il principio del retto ordine secondo cui vivevano gli Dèi, e che gli uomini riconoscevano come necessario sulla Terra e incombente sopra di essi.
—
M. Lichtheim
Secondo la cosmologia egizia, la Dea Maat esisteva sin dall’inizio dei tempi, istituita dal Dio Creatore (Atum, o più spesso Ra) per assicurare che l’universo funzionasse in modo armonico. Essa rappresentava l’ordine naturale che teneva a distanza il caos (izfet). Nel mito cosmogonico dell’Enneade eliopolitana, Maat era implicitamente presente come il principio che strutturava il mondo dopo il caos primordiale del Nun.
Maat era strettamente legata al Dio Sole Ra e spesso veniva descritta come Sua figlia. Ella accompagnava Ra sulla Sua barca solare durante il viaggio attraverso il cielo e l’oltretomba, proteggendolo dal serpente del caos Apophis. In questo ruolo si metteva in luce la sua funzione di custode di ogni ordine morale, e le raffigurazioni ramessidi mostrano spesso il Dio Solare nell’atto di tenere la piuma della Figlia.
L’idea evocava l’ordine cosmico in una forma più astratta. Agli occhi degli egizi, Maat governava i meccanismi dei cambiamenti delle stagioni, il moto degli astri e le condizioni dell’aria. La teologia del Nuovo Regno presentava Maat come il principio ordinatore che accompagnava il Sole, da cui la sua figura minuta ma essenziale sulle barche dell’oltretomba.
Maat fu una delle Dee più visibili nelle cerimonie pubbliche. La sua iconografia divenne preminente nell’epoca successiva a Horemheb e raggiunse l’apice della notorietà durante i faraoni ramessidi, quando l’Egitto si stava riprendendo dalle empie politiche di Akhenaton. La sua immagine rimase adattabile lungo tutto il corso della civiltà egizia.
Non sorprende, forse, che le scene in cui ella è raffigurata ricorrano spesso in contesti regali, come il Tempio di Seti I e la corte di Thutmose I. L’iconografia del Nuovo Regno che impiega il suo simbolismo per rafforzare l’ordine è manifesta e chiaramente intenzionale. L’ampliamento del Tempio di Ramses III a Karnak presenta la Dea in molte scene frontali nella Prima Corte. Inoltre, le tombe di Merenptah, Seti I, Twosret, Ramses III, Ramses IV, Ramses VI, Ramses VII, Ramses IX e Sheshonq III ne recano l’iconografia.
Un aspetto sottile di Maat era la relativa passività e riverenza della Dea nei confronti dell’ordine su cui Ella presiedeva. Maat era rappresentata nella cerimonia della Pesatura del Cuore. Era inoltre spesso raffigurata nell’atto di collegare gli Dèi o il faraone al destinatario di un rituale. Nell’Amduat e nel Libro delle Porte, dipinti sulle pareti delle tombe reali, una piccola Maat, in piedi o seduta, cavalca a prua oppure precede la barca di Ra, garantendo l’ordine cosmico anche nel viaggio notturno.
Maat, insieme a Thot e Seshat, era annoverata tra le Divinità principali degli scribi (sesh) in Egitto.
Nelle questioni quotidiane, l’Egitto era governato da consuetudini di natura giuridica. Gli scribi erano fondamentali. Gli aspetti minori della legge, al di là della legge capitale e della legge del faraone, non erano identici ai sistemi giuridici moderni. Le controversie a livello locale venivano regolate mediante arbitrato, in base alle circostanze degli individui coinvolti. Ai tribunali superiori, dotati di codici di legge centrali o capitali sotto la supervisione del Visir, si poteva ricorrere qualora il giudizio di questi arbitrati minori non fosse ritenuto soddisfacente dal querelante.
La legge veniva trascritta meticolosamente dalla burocrazia egizia molto prima che gli scribi della Cina e le società europee dell’età moderna iniziassero a farlo. Sono sopravvissuti migliaia di documenti giuridici, molti dei quali provenienti dal villaggio di Deir el-Medina, dove gli operai conservavano contratti dettagliati e registri dei processi; il Papiro Wilbour, che inventaria terre e obblighi fiscali; i Papiri Abbott e Amherst, che descrivono indagini su furti di tombe; insieme a numerosi documenti di matrimonio, divorzio e adozione risalenti al Periodo Tardo e all’epoca tolemaica.
Gli scribi garantivano anche che non si verificassero abusi di potere e divennero importanti intermediari tra le classi che erano in comunicazione con i tribunali centrali di giustizia. In un certo senso, lo scriba e la parola scritta divennero il “collante” tra le diverse classi dell’Egitto.
L’identificazione della Dea della giustizia con il sistema legale era tale che il più alto giudice laico dell’Egitto era il Visir, designato formalmente come
Sacerdote di Maat.
I giudici erano inoltre adornati con la piuma di struzzo. Il giudice della Corte Suprema era lo stesso Faraone, il quale giurava anch’egli di mantenere Maat, ma ne delegava la responsabilità.
Nella sua Biblioteca Storica (Libro I), Diodoro Siculo offrì una descrizione articolata delle pratiche giudiziarie egiziane così come esistevano in epoca romana. Scrisse che, prima dell’inizio di una sessione di tribunale, il giudice supremo indossava una catena d’oro da cui pendeva una piccola figura scolpita in pietra preziosa, chiamata Verità. I processi avevano inizio solo dopo che il giudice aveva indossato questo emblema della Dea, a significare che la giustizia doveva essere amministrata unicamente alla presenza del potere di Maat.
ἐφόρει δ᾿ οὗτος περὶ τὸν τράχηλον ἐκ χρυσῆς ἁλύσεως ἠρτημένον ζῴδιον τῶν πολυτελῶν λίθων, ὃ προσηγόρευον Ἀλήθειαν. τῶν δ᾿ ἀμφισβητήσεων ἤρχοντο ἐπειδὰν τὴν τῆς Ἀληθείας εἰκόνα ὁ ἀρχιδικαστὴς πρόσθοιτο. τῶν δὲ πάντων νόμων ἐν βιβλίοις ὀκτὼ γεγραμμένων…
ἀμφοτέρων δὲ τῶν ἀντιδίκων τὰ γεγραμμένα δὶς τοῖς δικασταῖς δόντων, τὸ τηνικαῦτ᾿ ἔδει τοὺς μὲν τριάκοντα τὰς γνώμας ἐν ἀλλήλοις ἀποφαίνεσθαι, τὸν ἀρχιδικαστὴν δὲ τὸ ζῴδιον τῆς Ἀληθείας προστίθεσθαι τῇ ἑτέρᾳ τῶν ἀμφισβητήσεων.
Il (giudice supremo) portava regolarmente sospesa al collo, mediante una catena d’oro, una piccola immagine scolpita in pietre preziose, che essi chiamavano Verità (Maat); le udienze delle cause avevano inizio ogni volta che il giudice supremo indossava l’immagine della Verità. L’intero corpo delle leggi era trascritto in otto volumi, che giacevano dinanzi ai giudici…
E quando entrambi i contendenti avevano consegnato dichiarazioni scritte ai giudici in duplice copia, era allora richiesto che i Trenta esprimessero tra loro le rispettive opinioni, e che il giudice supremo aggiungesse l’immagine della Verità a una delle due parti in causa.
—
Capitolo 75, Libro I, Biblioteca Storica, Diodoro Siculo
SIMBOLISMO DI MAAT
Maat è generalmente raffigurata come una giovane donna idealizzata, che indossa un’unica piuma di struzzo fissata a un copricapo. Le rappresentazioni tombali la mostrano con la piuma in mano quando agisce come emissaria della giustizia. Anche altre Dee, come Iside o Nefthys, potevano essere raffigurate mentre reggono la piuma.
Uno dei principali simbolismi della piuma riguarda la proiezione astrale e la levità del Chakra centrale, insieme alla leggerezza dell’anima dopo l’abbandono del corpo fisico. La Dea è una delle sovrane principali di questa parte dell’anima; i suoi poteri sono appena compresi.
La piuma evoca la leggerezza e la grazia della Verità. Poiché è così leggera, può essere spinta ovunque. Essa rimanda anche alla piuma di pellicano di Thot. La conoscenza è uno dei molti strumenti della Verità. Sia Maat che Shu erano simboleggiati dalla sola piuma, e il suo nome in egiziano era shut.
L’uomo che rende giustizia a tutti era rappresentato dalla piuma di struzzo; poiché quell’uccello, a differenza degli altri, ha tutte le piume uguali.
—
Geroglifici, Orapollo
Proprio come nella lingua inglese, dove una curiosa convergenza del termine “light” ha dato luogo sia al concetto di leggerezza sia a quello della luce, anche nel mistero egizio le due idee condividevano un simbolismo sovrapposto. Maat era vista come una Dea del prisma di luce, che rappresentativamente disperdeva ogni oscurità e ignoranza.
In quanto simbolo di resurrezione, le uova di struzzo sono state rinvenute in tombe dell’antico Egitto e della Nubia come una forma di offerta funeraria. Si credeva che i gusci delle uova di struzzo fornissero nutrimento al defunto e simboleggiassero così la resurrezione e la vita eterna — una credenza che si riscontra anche nelle sepolture musulmane.
-
Ostrich Egg and its Symbolic Meaning in the Ancient Egyptian Monastery Churches, Dr.ssa Sara El Sayed Kitat
Spesso, ella è raffigurata con due ali, in modo simile a Iside.
Scene in cui il faraone offre una piccola statuetta di Maat ad altri Dèi sono estremamente comuni e proliferano nell’iconografia sacra fino alla fine del periodo romano. Questo tipo di simbolismo alludeva al fatto che il sovrano d’Egitto dimostrava di mantenere viva la Verità e la custodia delle Leggi nel proprio regno.
Maat è spesso assimilata, per aspetto, a Tefnut, che rappresenta il principio creativo nella formazione del mondo. In tale veste, ella è raffigurata come il fratello di Shu, un Dio strettamente connesso a Maat e ad Anubis. Nella sua forma consueta, è considerata la madre di Seshat. È simbolicamente rappresentata come la sposa di Thot, benché ciò non sia vero della Dea in sé.
MAAT COME CONCETTO
Maat, come concetto, era considerata il motore della civiltà egizia e negli scritti egiziani la ragione stessa dell’esistenza della civiltà era quella di promuovere un mondo di Maat continuamente affinato ed evolutivo, che spingesse gli individui verso il Divino, in contrasto con la brutalità della natura inferiore.
Di conseguenza, il meccanismo di Maat incarnava un progressivo allineamento con gli Dèi, per coloro che erano scelti a tale fine.
La cerimonia della Pesatura del Cuore era il fulcro del ruolo di Maat nella comprensione egizia. Nel Rituale, il cuore (ib) dell’individuo sottoposto al giudizio veniva posto su un piatto della bilancia, mentre sull’altro si trovava la piuma di Maat. Osiride era solitamente raffigurato come l’arbitro supremo del processo. Gli Dèi comunemente coinvolti nella valutazione del giudizio erano Maat stessa, Anubis e Thot, ma anche Seshat, Meshqenet e altri. Se il cuore risultava più pesante della piuma, veniva gettato alla bestia divoratrice Ammit.
Maat era spesso rappresentata in un ruolo duale e la sala della Pesatura del Cuore era sovente denominata “la Camera delle Due Dee”. Le ragioni di tale appellativo diventano più chiare quando si esamina come Maat fosse percepita nella civiltà ellenica. Ella era inoltre accompagnata da 42 Giudici e da Divinità minori.
Come è noto, un aspetto di Maat, in quanto piuma e legge, esemplificava la leggerezza di un’anima incontaminata in contrapposizione all’impurità, ai peccati e alle trasgressioni morali di un individuo. La pesantezza del cuore era legata alla testimonianza di certe verità concernenti questi ambiti della vita, che gli Dèi potevano sempre udire. Il duplice cammino qui rappresentato era analogo ai costumi greci dell’aldilà, come il Tartaro e i Campi Elisi.
Atti abominevoli, ignoranza insondabile, eccessi autodistruttivi e malvagità d’animo potevano rendere il cuore irrimediabilmente pesante. Un cammino di pura distruzione, privo dell’impiego del principio creativo, era il mezzo più rapido per finire nelle fauci di Ammit. In ciò si riflette la stretta associazione di Maat con Iside (Afrodite), in particolare nella virtù dell’
Equilibrio.
I testi egiziani e i manuali istruttivi associati alla Dea avvertono ripetutamente sin dalle origini contro l’uso della paura e della violenza eccessiva per controllare altri credenti. Ciò è esplicitamente indicato come un abuso di Maat, che renderà ignoranti coloro sottoposti a tale regime, mettendo in pericolo non solo la propria anima, ma anche quella altrui. La diffusione ingiustificata di paura e ignoranza costituiva un’altra grave trasgressione.
In senso occulto, sul sentiero Zevista, con la purificazione spirituale si diventa via via più leggeri. L’energia comincia a colpire il Chakra della Corona quando i Chakra sono aperti e scorrono senza ostacolo. La sensazione di essere trattenuti, legati e appesantiti si dissolve completamente. Diventa possibile agire nella magia con totale naturalezza. Il senso di leggerezza è simbolico della capacità di attraversare ogni cosa con facilità, e può essere considerato l’opposto dell’essere vincolati o maledetti.
Colui o colei che ha padroneggiato e trasformato la propria anima sarà, a volontà, leggero come una piuma.
—
Il Tarocco e la Trasformazione Spirituale, Somma Sacerdotessa Maxine Dietrich
Tuttavia, un aspetto di Maat che è scarsamente compreso riguarda un insieme specifico di significati legati all’auto-elevazione e all’apoteosi (il rendersi Dèi). Questi significati sono stati compromessi, poiché molti egittologi hanno incrociato la Pesatura del Cuore con passi che presentano simbolismi simili nella bibbia — lì deformati fino ad assumere un senso palesemente volgare e grossolano. Maat è stata anche equiparata a una concezione distorta e limitata del karma propria dell’induismo moderno, del buddismo e dei movimenti new age.
Il cuore non era solo indicativo del suo peso in relazione ai peccati, ma dell’integrità dell’organo nell’esprimere la vera identità di sé e nel mantenere l’anima sufficientemente viva da desiderare una corretta incarnazione. Nella cultura moderna, un concetto simile può essere trasmesso sinteticamente con espressioni convenzionali come “seguire il proprio cuore”.
Un individuo i cui impulsi siano completamente controllati da altri, il cui intero percorso di vita consista nella codardia di fronte alla malvagità, e che inoltre metta in pericolo l’ordine della legge non facendo nulla, poteva anch’egli essere considerato un soggetto invischiato nell’izfet e destinato a essere divorato da Ammit — indipendentemente da come possiamo giudicare oggi tale visione.
I testi didattici associati alla Dea, come Il Contadino Eloquente, mostravano il modo corretto di agire e mettevano in guardia dal permettere che ingiustizia o oltraggio passassero inosservati. Il giusto risarcimento era considerato un’iniziativa personale di grande valore.
Un individuo totalmente passivo poteva essere paragonato a un microcosmo di una civiltà profondamente deviata e divenuta anarchica per non aver usato le forze della natura a difesa di ciò che è prezioso. Ogni persona aveva il dovere di sostenere Maat, non solo cercando di astenersi dal commettere ingiustizie, ma anche non sottomettendosi ad esse senza opporsi.
Qui si evidenzia una distinzione importante tra la religione egizia e l’infinita martirologia del cristianesimo e di altre fedi servili.
Il cristianesimo predica passività e dannazione perpetue. Gli sconfitti e i perdenti naturali nella vita sono sempre stati il modello ideale del buon cristiano, e i principali rappresentanti delle nostre civiltà contemporanee predicano ossessivamente l’auto-vittimismo come sommo ideale, mentre l’uso della giustizia per proteggere i veri innocenti viene “inchiodato al muro”, generando una condizione in cui le lamentele autentiche si confondono con il risentimento e la meschinità — al punto che molte persone vengono lacerate da forze opposte. Da ciò è scaturito il caos.
“Quando ti corichi, proteggi il tuo cuore, poiché nessun uomo ha sostenitori nel giorno del dolore”.
—
Insegnamento del Faraone Amenemhat I
“Non permettere che ti si chiami ‘sciocco’ per il silenzio quando è tempo di parlare”.
...
“C’è chi vive con poco per risparmiare, eppure diventa povero”.
—
Papiro Insinger, da Late Egyptian Wisdom Literature in the International Context, M. Lichtheim
Tuttavia ciò non si riferiva solo a questo tipo di individuo, ma anche a coloro che conducevano vite piacevoli e incantate, colme di distrazioni — una vita che non nuoceva a nessuno, eppure, in un certo senso, non faceva nulla né per gli Dèi né per sé stessi. Anche questo costituiva una forma di esistenza erronea, se non sottoposta alla prova filosofica e pratica dei margini dell’esperienza.
Soprattutto — al di là degli individui malvagi e illusi del nemico — ciò si applica anche agli asceti dell'induismo, del taoismo e di altre religioni che insegnano il distacco dalla vita, perseguendo soltanto una totale adesione a una spiritualità servile, priva di motore per lo sviluppo. Gli stessi Dèi hanno colpito quei pochi che hanno raggiunto livelli avanzati, mentre predicavano l’odio assoluto per la vita. L’Egitto non adottò mai un approccio misantropico allo sviluppo spirituale: la Terra Nera era una civiltà della vita.
In ciò è presente anche un codice relativo al Chakra centrale, insieme ai due segni di Venere e alle Case mondane ad essi associate, in particolare la Settima Casa. Permettere l’ingresso a “chiunque” significa lasciare che il cuore venga straziato da dozzine di mani bramose e desiderose; ma non permettere l’accesso a nessuno equivale a colmare il cuore di rimpianto e abbandonarlo alla putrefazione. Entrambi i cuori, se afflitti da eccesso o privazione, possono essere divorati da Ammit o gettati nel Lago di Fuoco.
“Il grande Dio chiamato Thoth ha stabilito una bilancia affinché con essa si possa fare giusta misura sulla Terra.
Egli ha posto il cuore, nascosto nella carne, come giusta misura del suo possessore.
Se un saggio non è equilibrato, la sua saggezza non giova.
…
Non si scopre il cuore di un saggio se non lo si è messo alla prova in una questione”.
—
Papiro Insinger, da Late Egyptian Wisdom Literature in the International Context, M. Lichtheim
In tutti questi casi, il cuore viene reso leggero. Com'è possibile, quando si è un'incudine che precipita pesantemente nella vita?
La verità è che far volare il cuore comporta un duro lavoro, attivando aspetti del sé in via di sviluppo. Non esistono scorciatoie facili per un simile processo. Parte di questa enfasi sullo sviluppo personale, volto a sostenere il principio della Verità, è il motivo per cui Maat ha come pianeta dominante Marte, fatto che può sembrare insolito a chi conosce l’Astrologia. Gli Dèi mi hanno condotto a passi di Così parlò Zarathustra su questo tema:
Creare — questa è la grande salvezza dal dolore, e il sollievo della vita. Ma affinché appaia il creatore, è necessario il dolore stesso, e una grande trasformazione.
Sì, deve esservi molta morte amara nella vostra vita, o creatori! Così diventate avvocati
e giustificatori di tutto ciò che perisce.
Affinché il creatore stesso possa essere il bambino appena nato, deve anche essere disposto a essere colui che genera, e sopportare le doglie del generare.
—
Così parlò Zarathustra, Nietzsche
Qui è presente anche il codice del simbolismo di Maat legato al Tre di Coppe, carta che ella condivide con il ricorrente del Giudizio del Cuore, Anubis.
La carta raffigura tre donne vestite con lunghi abiti che sollevano tre coppe verso il cielo in segno di celebrazione, circondate da piante rigogliose. Questa carta comunica tipicamente conclusioni legate ad amicizie, associazioni e celebrazioni che possono spingere un individuo al livello successivo del proprio sviluppo. Invita le persone a essere consapevoli di tali momenti festosi e a non lasciarsi sopraffare, ma nemmeno a rifiutarli.
Nel simbolismo visivo del Tre di Coppe del mazzo Rider-Waite si cela un codice occulto legato ai tre granthi, o nodi dell’anima, che scorrono senza ostacoli per permettere il fluire dell’energia attraverso i Chakra — un’area dei poteri di Maat menzionata in precedenza. È anche per questo motivo che la carta era conosciuta con il nome di "Sollievo" (Soumisement) ai tempi di Etteilla.
Non sorprende che la carta degli Arcani Maggiori simbolicamente associata a Maat sia la Giustizia in posizione eretta. La bilancia e la spada sono tenute da una donna incoronata e avvolta in un manto, seduta su un trono tra due colonne. Il colore rosso sangue del suo abito e il velo tra le colonne rappresentano il pianeta dominante di Maat.
Il suo sguardo è totale e sereno. La carta della Giustizia in posizione eretta mostra che ogni azione ha conseguenze e se è stato commesso un torto, sia voi che chi vi ha fatto del male, ne renderete conto. In modo più generico, riguarda tipicamente una situazione in cui dire la verità è necessario, oppure in cui la verità viene rivelata. La carta della Giustizia a volte indica che sarà presa la decisione più equa.
La Giustizia può anche apparire in modo generale al consultante per descrivere alcune attivazioni e sfide legate alla sua missione di vita. La bilancia e la spada indicano che potresti essere in un processo di valutazione o di prova per raggiungere il livello successivo. Può anche significare dover scegliere tra due questioni urgenti che potrebbero avere conseguenze indipendentemente dalle tue intenzioni.
A volte, la Giustizia può semplicemente apparire per ricordare al consultante di non essere troppo esigente se ha fatto poco per meritarselo.
MAAT NEL CONTESTO NEMICO
È inoltre noto che l’usurpatore Akhenaton ha distorto il concetto di Maat per punire i suoi nemici e per formulare un’ideologia da schiavi. Per questo motivo Horemheb e i suoi successori inflissero pene severe per la distorsione del concetto.
Esistevano numerose convenzioni ebraiche per appropriarsi fin dall’inizio dell’idea della bilancia, come la letteratura midrashica, ad esempio il Kohelet Rabbah. La letteratura ebraica collega il giudizio di Maat con Rosh haShanah.
Lo zohar descrive la “Camera del Merito”, custodita da angeli incaricati con “bilance della giustizia”, con i meriti che tirano verso la bilancia destra, i peccatori verso la sinistra, e presieduta da “Mozniya” — una pessima imitazione. Il capo delle bilance ebraiche ha anche due presidenti in emulazione di Maat. Questo passo menziona inoltre la presenza di Ra, Thoth e Maat sul “lato del male”, che “seducono il mondo” e giudicano coloro che “vengono contaminati”.
Tali meccanismi cercano di impedire che i religiosi ebraici siano giudicati allo stesso modo dello “sporco” della terra — i popoli non ebraici.
MAAT NEL CRISTIANESIMO
Con l’avvento del cristianesimo, i riferimenti espliciti a Maat per nome praticamente scompaiono dai testi sopravvissuti, poiché il culto diretto della Dea terminò. Tuttavia, un numero interessante di scritti copti adatta o riecheggia temi che erano prominenti nel culto di Maat, specialmente per quanto riguarda il giudizio nell’aldilà, che presenta anche un parallelo con il concetto emergente nella letteratura rabbinica.
Uno dei più significativi è l’Apocalisse copta di Paolo (parte della biblioteca di Nag Hammadi, IV secolo E.V.), in cui l’apostolo Paolo vive un’ascesa visionaria e, in un momento, incontra una pesatura delle anime. In questo testo, le anime dei morti sono pesate su bilance da una figura divina per determinarne la giustizia — un chiaro parallelo con l’antico “pesare del cuore” davanti a Maat, inserito in un contesto cristiano gnostico.
Un altro esempio si trova nella leggenda di un santo copto successivo, La storia di Butrus l’Asceta, conservata in un sinassario arabo-copto (era medievale). In questa storia, il parsimonioso Butrus ha un sogno del suo giudizio personale, che ricorda la paura ebraica “dell’altro lato”:
Butrus vide una bilancia eretta, e una folla di esseri neri e brutti che portavano i suoi peccati e le sue ingiustizie da mettere nella bilancia a sinistra, e un esercito di angeli splendenti che ponevano le buone azioni nella bilancia a destra.
—
La storia di Butrus l’Asceta, Sinassario arabo giacobita
Boezio, autore tardo romano e apologeta cristiano, scrisse un’opera intitolata La Consolazione, che riprendeva alcuni temi riguardanti la natura dell’ordine e tentava di ibridare i temi platonici con la chiesa cattolica a cui apparteneva. Quest’opera rappresenta un dialogo immaginario in cui la Filosofia, personificata come una donna (conosciuta come la Signora della Saggezza), sostiene che nonostante l’apparente disuguaglianza del mondo, esiste un potere superiore e tutto il resto è secondario rispetto a quella divina provvidenza.
Scena da La Consolazione della Filosofia di Boezio, Scuola Francese (XV secolo)
Era tipico rappresentare la Signora Saggezza nelle convenzioni stilistiche medievali come dotata di due piume o ali, tratte dalle storie di Boezio. Purtroppo, la popolarità di quest’opera scatenò molti dei principali tentativi del cristianesimo di cooptare la virtù e la saggezza elleniche.
Nel frattempo, attraverso la demonologia nemica nel Medioevo europeo, Maat fu trasformata nel Dèmone chiamato Morax, detto anche Foraii o Marax, che appare al mago come un toro che talvolta assume il volto di un uomo quando dà consigli ai saggi:
Morax, alias Foraii, un grande conte e presidente, è visto come un toro e, se assume il volto di un uomo, rende gli uomini straordinariamente abili in astronomia e in tutte le scienze liberali: dona buoni e saggi familiari, conoscendo il potere e la virtù delle erbe e delle pietre preziose, e comanda trentasei legioni.
—
Pseudomonarchia Daemonum, Johann Weyer
Le scienze liberali rappresentano anche una sorta di codice collegato alle funzioni di Maat. In primo luogo, tutte le arti liberali rappresentano il desiderio di una comprensione universale basata sull’ordine universale. Nell’Europa medievale, lo studio di tali materie indicava lo status di uomo libero, che era atteso comprendesse le virtù e i codici della società in cui viveva — da qui il termine liberalis, che significa “atteso da un uomo libero”.
Le sette arti liberali — musica, aritmetica, geometria, astronomia, retorica, grammatica e logica — esistevano, riflettendo la primazia del numero sette come veicolo del karma e il suo legame centrale con Maat stessa. Queste arti, in particolare il trivio degli scribi, erano fondamentali per lo studio della legge. Mentre Maat rimaneva demonizzata nei grimori o citata superficialmente come la “Signora Saggezza” nelle convenzioni medievali, tali arti venivano attribuite in modo ridicolo come appartenenti alla vergine escremento:
È scritto: “La Sapienza ha edificato la sua casa, ha scolpito sette colonne” (Proverbi 9:1). Questa casa è la Beata Vergine; le sette colonne sono le sette arti liberali.
—
Mariale in Evangelium, Alberto di Colonia
Il codice che riguarda la conoscenza dell’astronomia si riferisce alle proprietà stagionali di Maat.
MAAT NELL’ISLAM
Nell’islam, il termine principale per le “bilance” usate per pesare le azioni umane nel Giorno della Resurrezione è al-Mizan, che è stato palesemente copiato dalla religione egizia, senza nemmeno mascherarlo, a differenza di quanto avviene nel giudaismo o nel cristianesimo. Questo viene esplicitamente menzionato più volte nel corano:
وَنَضَعُ ٱلْمَوَازِينَ ٱلْقِسْطَ لِيَوْمِ ٱلْقِيَٰمَةِ فَلَا تُظْلَمُ نَفْسٌ شَيْـًٔا ۖ وَإِن كَانَ مِثْقَالَ حَبَّةٍۢ مِّنْ خَرْدَلٍ أَتَيْنَا بِهَا ۗ وَكَفَىٰ بِنَا حَٰسِبِينَ
Allestiremo le bilance della giustizia per il Giorno della Resurrezione, affinché nessuna anima subisca ingiustizia, neanche minima. E se sarà anche solo il peso di un granello di senape, lo faremo venire fuori. Noi siamo più che sufficienti a rendere conto.
—
Corano 21:47
وَٱلسَّمَآءَ رَفَعَهَا وَوَضَعَ ٱلْمِيزَانَ أَلَّا تَطْغَوْا۟ فِى ٱلْمِيزَانِ ﴿٨﴾ وَأَقِيمُوا۟ ٱلْوَزْنَ بِٱلْقِسْطِ وَلَا تُخْسِرُوا۟ ٱلْمِيزَانَ
E il cielo Egli l’ha elevato e ha posto la bilancia (al-mizan), affinché non trasgrediate nella bilancia. Stabilite il peso con giustizia e non diminuite la bilancia.
—
Corano 55:7–9
I commentatori musulmani erano inoltre molto consapevoli di Maat tra le Dee pagane. Scrissero:
Essi (i giudici antichi d’Egitto) portavano appesa al collo una piccola figura dorata di una donna che teneva una coppia di bilance e una piuma, così che chiunque la vedesse sapesse che essa pesava le loro azioni nella Verità.
—
al-Khitat, Al-Maqrizi
Lo storico del IX secolo Ibn Abd al-Hakam, nella sua Conquista dell’Egitto, racconta una storia forse apocrifa: quando al califfo ‘Umar fu consegnato il tesoro del Faraone, tra le cose fu trovata un’idolo o un’incisione di una donna con una spada in una mano e bilance nell’altra, che i consiglieri di ‘Umar interpretarono come una rappresentazione della Giustizia.
BIBLIOGRAFIA
Instruction of Pharaoh Amenemhat I
Insegnamenti del faraone Amenemhat I
The Library of History, Diodorus Siculus
Biblioteca storica, Diodoro Siculo
On Isis and Osiris, Plutarch
Iside e Osiride, Plutarco
Hieroglyphica, Horapollo
Geroglifici, Orapollo
Mariale in Evangelium, Albert of Cologne
Al‑Khitat, Al-Maqrizi
Thus Spake Zarathustra, Friedrich Nietzsche
Così parlò Zarathustra, Friedrich Nietzsche
Maat: The Moral Ideal in Ancient Egypt, Mowlana Karenga
Insinger Papyrus, from Late Egyptian Wisdom Literature in the International Context, M. Lichtheim
The story of Butrus, the Ascetic, Jacobite Arab Synaxarium
Ancient Records of Egypt: The Eighteenth Dynasty, James Henry Breasted
Documenti dell'antico Egitto: La XVIII dinastia
Ostrich Egg and its Symbolic Meaning in the Ancient Egyptian Monastery Churches, Dr. Sara El Sayed Kitat
"The ancient Egyptian concept of Maat: Reflections on social justice and natural order", R.J. Ferguson
CREDITI:
Karnonnos [TG] (testo)
Power of Justice [TG] (stile editoriale, grammatica e sintassi)