Anemos Aiteros
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Craterus
Mano destra di AlessandroCratero fu uno dei più illustri generali sotto Alessandro Magno e il suo più caro amico, accanto ad Efestione.
Occupa un posto speciale nella storia militare della Grecia antica. Anche se oscurato nel discorso moderno da Compagni più famosi come Efestione, Parmenione, Perdicca ed i Diadochi, Cratero non fu meno vitale per il successo delle campagne di Alessandro.
Per i soldati dell'esercito di Alessandro, egli rappresentava un comandante schietto e deciso, profondamente impegnato nelle questioni militari pratiche. Per Alessandro stesso, era più di un ufficiale esperto; era, a detta di molti, il suo amico e confidente più prezioso.
GIOVINEZZA
Cratero nacque nella regione di Orestis nel 362 a.E.V., da un nobile di alto lignaggio militare curiosamente chiamato anch'egli Alessandro. Aveva diversi anni in più del re che avrebbe servito. Sebbene le fonti ci dicano poco di preciso sulla sua prima vita, egli proveniva da una nobile famiglia Macedone, legata ad influenti reti aristocratiche alla corte di Filippo II, padre di Alessandro.
Durante il regno di Filippo II, il regno Macedone subì una drammatica trasformazione, trasformandosi da una monarchia relativamente oscura di insediamenti disparati in una formidabile potenza militare con una riorganizzazione urbana. La giovane nobiltà Macedone apprese le capacità di comando in battaglia, l'acume politico e la profonda lealtà che legava ufficiale e re. Cratero mostrò doti estreme in tutti questi campi, che lo resero un prodigio giovanile unico nel suo genere.
Attirò l'attenzione del re, ma prima ancora era stato avvicinato dal ben più giovane Alessandro, che vedeva in lui un modello di comportamento e lo seguiva insistentemente. Si trovò quindi in una posizione difficile tra Filippo ed Alessandro, che continuavano a litigare, ma anche nella situazione un po' fastidiosa di essere il mentore dell'erede al trono. In altre parole, era superiore per età ma inferiore per rango nelle dinamiche sociali Greche dell'epoca.
La riorganizzazione dell'esercito Macedone da parte di Filippo II introdusse la formidabile falange Macedone. Sebbene Cratero fosse troppo giovane per essere una figura di spicco durante le grandi conquiste di Filippo in Tracia, Tessaglia ed altre regioni, acquisì esperienza pratica come ufficiale minore. Molte fonti attribuiscono a Cratero un'età molto maggiore di quella che aveva, grazie a questa genialità che lo portò presto a diventare un comandante anziano da giovane, cosa molto insolita per gli standard militari Greci.
L'ambiente coeso creato da Filippo fece sì che comandanti capaci come Cratero ed Efestione potessero avere ruoli diretti e influenti nelle campagne successive. Quando Filippo II fu assassinato, Cratero aveva già iniziato a costruirsi la reputazione che lo avrebbe portato a far parte del seguito di Alessandro.
LA CAMPAGNA DI ALESSANDRO
L'invasione dell'Impero Persiano da parte di Alessandro iniziò con l'attraversamento dell'Ellesponto. Cratero faceva parte del corpo di ufficiali superiori che lo accompagnava. Le prime fasi di questa campagna, segnate dalle battaglie presso il fiume Granico ed Issus, videro la partecipazione di molti comandanti macedoni che avrebbero poi raggiunto la fama storica. Nei resoconti antichi sopravvissuti, la sua presenza è segnalata dal fatto che a volte comandava sezioni della fanteria, mostrando una leadership che segnalava una più profonda fiducia tra lui ed Alessandro.L'importanza del contributo di Cratero emerse più chiaramente nel corso del tempo. Dopo la vittoria decisiva di Alessandro ad Issus, i Macedoni presero il controllo della Fenicia e dell'Egitto prima di colpire il cuore dell'Impero Persiano. Durante questi conflitti prolungati, la lealtà e l'abilità del suo compagno più coraggioso brillarono. Alessandro delegò spesso al suo amico compiti di notevole portata e complessità, che andavano dall'assedio di roccaforti estremamente pericolose al garantire il passaggio sicuro dei rifornimenti.
Mentre Efestione intercedeva spesso per conto di Alessandro presso gli stranieri, Cratero lo faceva tra i Compagni ed i capi Greci. In questo ambiente, divenne una presenza costante, costruendosi una reputazione di ispiratore di una disciplina incrollabile tra le file e di successo costante nelle missioni cruciali. Questo è anche il motivo per cui Cratero ebbe un atteggiamento molto conservatore nei confronti delle riforme di Alessandro in Persia.
GAUGAMELA
Uno dei tratti distintivi della carriera di Cratero fu la sua capacità di gestire compiti complessi sotto pressione, in genere in diretto allineamento con i più ampi obiettivi strategici di Alessandro. Sebbene le fonti antiche si concentrino spesso sulla brillantezza di Alessandro nell'orchestrare imboscate, cariche di cavalleria e tattiche d'assedio, queste imprese furono raramente compiute da Alessandro da solo.
Nella battaglia di Gaugamela, lo scontro decisivo tra Alessandro ed il Re Persiano Dario III, Cratero ebbe un ruolo fondamentale. I resoconti storici, tra cui quelli di Arriano, Curzio Rufo e Diodoro Siculo, attestano la complessità dello schieramento Macedone sotto la sua guida. Alessandro prese il comando dell'ala destra, mentre Parmenione operava sulla sinistra. Cratero aveva il compito di tenere una sezione dello schieramento per garantire che la falange e le unità di supporto non venissero sovraestese oppure aggirate, un elemento critico della battaglia.
Sebbene nelle narrazioni antiche sia stato messo in ombra dalla drammatica carica di cavalleria di Alessandro contro Dario III, l'affidabile leadership di Cratero nei conseguenti assalti contribuì all'andamento favorevole di questa famosa e travagliata battaglia. La coerenza permise ad Alessandro di azzardare manovre audaci nei punti critici, sapendo che i suoi sottocomandanti erano affidabili.
ASSICURARE L'IMPERO
Il suo primo incarico indipendente come comandante di una parte delle forze Macedoni fu quello di occupare le alture dove Alessandro prevedeva che gli Uxii si sarebbero rifugiati. Dopo questo successo iniziale, Alessandro iniziò ad affidargli comandi più importanti. Durante l'ingaggio alla Porta dei Persiani, Cratero ricevette l'ordine di tenere il campo e di sferrare l'attacco non appena avesse sentito il segnale della tromba. Mentre i distaccamenti d'assalto di Alessandro giravano intorno alla gola attraverso percorsi nascosti e colpivano la posizione Persiana all'uscita, Cratero guidò un secondo attacco che gettò i Persiani nello scompiglio, determinandone la completa sconfitta.
Dopo la conquista di Persepoli, Cratero e Parmenione guidarono il grosso dell'esercito Macedone ed il treno dei bagagli per trenta giorni, mentre Alessandro avanzava in Persia con un distaccamento più piccolo. In seguito, Alessandro portò la sua compagna in campagna da Ecbatana alle porte del Caspio. Vedendo l'opportunità di superare e catturare Dario III, Alessandro selezionò i suoi guerrieri più forti e veloci, lasciando a Cratero il comando del resto dell'esercito. In Ircania, Alessandro divise le sue forze in tre parti; una di queste fu affidata a Cratero, che procedette verso le terre dei Tapuri lungo la costa meridionale del Mar Caspio.
In seguito, Alessandro si concentrò sulle Satrapie orientali, tra cui la Bactria e la Sogdiana, regioni che corrispondono all'incirca agli odierni Afghanistan ed Asia centrale. Qui, la guerra si spostò da battaglie campali in aperta pianura alla resistenza in stile guerriglia ed alla guerra d'assedio in terreni impervi. Queste campagne misero alla prova la capacità di ogni generale Macedone di guidare le truppe in territori sconosciuti.
La sua stella salì ulteriormente durante le campagne a est. Cratero si dimostrò prezioso durante questi sforzi prolungati. Oltre a comandare distaccamenti di cavalleria e fanteria, a volte fungeva da logista, colmando le lacune tra le colonne macedoni disperse, facilitando le rotte di rifornimento e costruendo alleanze con le tribù locali quando necessario. I resoconti antichi variano nei dettagli, ma il tema costante è che si poteva contare su di lui per comandare forze separate lontane da Alessandro, a testimonianza dell'immensa fiducia che il re riponeva in lui.
ALESSANDRO ED EFESTIONE
Tra gli aspetti della vita di Cratero più discussi dagli studiosi moderni c'è la sua disputa antagonista con Efestione. Ad un certo punto, i due uomini vennero alle mani e sguainarono le spade con rabbia. Alessandro, accorso in prima linea, chiese che si ritirassero o li avrebbe rimossi entrambi personalmente. Non litigarono mai più.
Arriano afferma che il re Macedone considerava Cratero “il più fedele... e lo stimava più dei suoi stessi occhi”. È importante notare che nessuno dei due rivali tradì Alessandro, mentre molti altri lo fecero.
Alessandro e Cratero, domatore di leoni Mosaico di Pella
Tuttavia, ridurre l'importanza di Cratero ad un semplice “amico militare” è una semplificazione eccessiva. L'impero di Alessandro non richiedeva solo la vittoria di battaglie, ma anche l'integrazione dei popoli conquistati, la creazione di sistemi amministrativi e l'equilibrio tra i desideri della classe dirigente Macedone e le aspirazioni di Alessandro alla fusione culturale. Cratero era generalmente visto come un campione della classe ufficiale Macedone, resistente ad alcuni tentativi di Alessandro di adottare le usanze della corte persiana. Ciò poneva Cratero in sottile opposizione ad Efestione, che appariva più favorevole alla politica di Alessandro di “fusione” tra Greci, Macedoni e Persiani.
La tensione tra Efestione e Cratero giunse al culmine in almeno un'occasione, costringendo Alessandro ad intervenire per richiamare entrambi alle loro responsabilità. Le fonti affermano che la mano di Alessandro costrinse entrambi a non alzare mai più la lingua o la spada l'uno contro l'altro. Non sembra che si sia sviluppata una frattura duratura che abbia messo in pericolo l'unità Macedone, ed entrambi i generali mantennero le loro posizioni di fiducia fino alla morte prematura di Efestione, nel 324 a.E.V.
INDIA
Mentre Alessandro si spingeva sempre più a est, culminando nelle estenuanti campagne in India (l'odierna regione del Punjab), Cratero consolidò la sua posizione come uno degli ingranaggi più vitali della macchina Macedone. La battaglia del fiume Hydaspes (326 a.E.V.) contro il re Porus mise alla prova l'esercito di Alessandro in un ambiente nuovo - monsoni, fiumi ingrossati, elefanti da guerra e terreni sconosciuti contribuirono a una campagna impegnativa. Questo scontro è spesso considerato uno dei capolavori della carriera militare di Alessandro, ma fu un capolavoro realizzato grazie ad una pianificazione meticolosa ed ad una solida dirigenza subordinata. Cratero svolse un ruolo fondamentale nell'attraversamento dell'Idaspe e nel seguire con tempestività le cariche di cavalleria oppure i movimenti della fanteria di supporto quando necessario.
Dopo l'Hydaspes e la sottomissione (oppure almeno il parziale accomodamento) di vari governanti locali, le truppe di Alessandro si ammutinarono notoriamente presso il fiume Hyphasis, non volendo spingersi oltre nell'interno sconosciuto del subcontinente Indiano. La posizione di Cratero durante questo episodio critico suggerisce che egli, insieme ad altri ufficiali superiori, riconobbe l'esaurimento dell'esercito ed i limiti del morale Macedone. Sebbene Cratero non sia esplicitamente citato come voce guida tra i soldati scontenti, è probabile che condividesse le loro preoccupazioni. Il suo rapporto con le file e i soldati significava che Alessandro considerava con attenzione i suoi punti di vista, anche se il re era inizialmente frustrato dalla riluttanza dei suoi uomini ad avanzare. Quando finalmente Alessandro accettò di tornare indietro, lo sforzo di ricondurre le truppe a casa fu parzialmente supervisionato da Cratero. Egli comandò una parte delle forze via terra, mentre Alessandro portò il resto lungo il fiume Indo. Questa divisione del comando evidenzia la fiducia che Alessandro riponeva in Cratero, affinché tornasse in sicurezza con una parte consistente dell'esercito attraverso l'aspro deserto della Gedrosia e tornasse in Persia.
DOPO LA CAMPAGNA INDIANA
Al ritorno nel cuore della Persia, intorno al 324 a.E.V., i Macedoni si trovarono ad affrontare nuove sfide. Tra queste, la politica di integrazione della nobiltà Persiana nella corte Macedone, l'introduzione di usanze orientali che alcuni tradizionalisti rifiutavano ed il delicato equilibrio di potere tra i principali generali di Alessandro. Il profilo di Cratero in questo periodo è notevole: fu designato a succedere ad Antipatro come reggente in Macedonia, collocandosi di fatto in una posizione di alta autorità nella porzione Europea del dominio di Alessandro. L'accordo, tuttavia, non fu mai pienamente realizzato durante la vita di Alessandro perché una serie di problemi politici e logistici ritardarono la partenza di Cratero per l'Occidente.
Mentre era ancora in Oriente, Alessandro orchestrò matrimoni di massa a Susa nel 324 a.E.V., dove molti ufficiali Macedoni - tra cui Cratero - sposarono nobildonne Persiane come parte della campagna di “fusione” di Alessandro. Queste unioni avevano finalità sia politiche sia culturali, legando gli ufficiali Macedoni alle famiglie dell'aristocrazia Persiana conquistata. Nonostante il suo noto conservatorismo, Cratero si adeguò. Sposò Amastris, una nobile Persiana, anche se le fonti antiche forniscono dettagli diversi sul suo lignaggio. Alcuni resoconti suggeriscono che fosse imparentata con la casa reale Persiana, sottolineando l'intenzione di Alessandro di cementare le alleanze attraverso il matrimonio.
LA FINE DI ALESSANDRO
Alessandro se ne andò inaspettatamente a Babilonia nel giugno del 323 a.E.V., lasciando dietro di sé un vasto impero senza un chiaro e capace erede adulto. La sua morte scatenò un'immediata crisi tra i suoi principali generali, in seguito chiamati Diadochi (successori). Cratero si trovava in un momento cruciale di queste lotte: era stato riconosciuto come uno dei generali più affidabili di Alessandro e gli era stata affidata, almeno nominalmente, la supervisione della Macedonia. Ma con la scomparsa di Alessandro, la questione diventava: chi avrebbe detenuto il vero potere.
La soluzione iniziale tra i generali fu quella di nominare re Filippo III Arrhidaeus, fratellastro di Alessandro, e successivamente riconoscere Alessandro IV, figlio postumo di Alessandro e Roxana, come co - regnante. In pratica, però, il controllo effettivo passò ad i reggenti ed ad i generali influenti. Perdicca manovrò per assumere una reggenza de facto, mentre Antipatro, che aveva governato efficacemente la Macedonia durante le campagne di Alessandro, difese la sua base di potere esistente in Europa. Tolomeo si impadronì dell'Egitto e mantenne una posizione semi - autonoma. Cratero si schierò con Antipatro ed Antigono, cercando di mantenere l'impero intatto oppure almeno di rimanere una figura centrale all'interno dell'amministrazione reale.
DIADOCHI
Nella grande narrazione delle conquiste di Alessandro, Cratero fu messo in ombra dalla singolare misticità di Efestione, dalle rivendicazioni dinastiche di Perdicca e dal successivo successo di Tolomeo e Seleuco.
Anche dopo la morte di Alessandro, la volontà di Cratero di difendere gli interessi Macedoni in Europa e la sua rapida azione contro le città-stato Greche ribelli sottolinearono il suo impegno a preservare la stabilità dell'impero. Purtroppo, la natura conflittuale delle lotte dei Diadochi fece sì che Cratero, nonostante il suo grande talento, si trovasse a combattere contro ex compagni come Eumenes. La sua scomparsa fu emblematica di una transizione: dall'epoca unitaria delle campagne di Alessandro ad un mondo ellenistico diviso e ferocemente contestato.
CONCLUSIONE
La storia della vita di Cratero incarna sia i trionfi che le tragedie delle conquiste di Alessandro. Salito alla ribalta sotto il rivoluzionario sistema militare di Filippo II, si distinse in ogni grande campagna contro l'Impero Persiano. Contribuì a ottenere vittorie in battaglie cruciali, da Issus a Gaugamela, dai territori persiani sottomessi alle difficili campagne in Bactria e Sogdiana, ed infine in India. Attraverso queste prove, divenne inseparabile dai successi di Alessandro, offrendo fermezza e disciplina in un mondo di continui sconvolgimenti.
Il rapporto di Cratero con Alessandro era sfaccettato e si estendeva oltre la semplice lealtà professionale fino all'amicizia personale, anche se di colore diverso rispetto all'amicizia del re con Efestione. La sua posizione di paladino della tradizione Macedone lo rendeva popolare tra la gente comune, bilanciando i tentativi più radicali di Alessandro di fondere le culture Persiana e Macedone. Questa delicata tensione contribuì a creare qualche attrito con Efestione, ma nessuno dei due permise che ciò minasse la loro responsabilità collettiva nel forgiare uno degli imperi più estesi del mondo antico.
Battaglia dell'Ellesponto, incisione del 1878. Heinrich Leutemann
La sua morte prematura per mano di Eumenes, durante le prime guerre dei Diadochi, segnò la fine di una straordinaria carriera militare. Fu una perdita che si riverberò tra i suoi colleghi generali.
Col senno di poi, Cratero potrebbe non godere dello stesso livello di notorietà degli altri importanti compagni di Alessandro. Tuttavia, i soldati e gli storici dell'epoca lo riconoscono come una pietra miliare del successo di Alessandro. Alla fine, la sua eredità è quella di un guerriero fermo, di un luogotenente leale e, come molti autori antichi hanno affermato, di un “amico” di Alessandro in tutti i sensi che contavano per i soldati di Macedonia. La sua vita e le sue gesta ci ricordano che anche i più grandi conquistatori della storia si affidano al talento, al coraggio ed alla fedeltà di coloro che li affiancano, e pochi furono più leali di Cratero al fianco di Alessandro.
BIBLIOGRAFIA
Vita di Alessandro, Plutarco
Anabasi di Alessandro, Arriano
Biblioteca Storica, Diodoro
Romanzo di Alessandro
Con Alessandro in India e in Asia centrale, Spostandosi a Oriente e tornando a Occidente, varie, a cura di Claudia Antonetti, Paolo Biagi
CREDITO:
[GT] Karnonnos