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[TRAD] Pythagoras

Aquarius

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Sep 20, 2017
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Pitagora
Maestro dei Veggenti


Pitagora è considerato il padre della matematica e della filosofia, una figura leggendaria il cui nome glorioso è stato tramandato nei secoli. Fondò istituzioni titaniche di grande rilievo nell’Antichità, veri e propri centri di apprendimento, di insegnamento religioso e di progresso. Fu in gran parte grazie a lui se le città coloniali greche dell’Italia meridionale diventarono, per un breve periodo, le parti più potenti, ricche e colte del mondo ellenico. Tuttavia, la persecuzione dei suoi seguaci pose rapidamente fine a tutto questo.


Diventato leggendario nei secoli successivi, fu tanto venerato nell’Antichità che i filosofi si riferivano a lui semplicemente come “lui”.


IL SAMOSIANO DAI CAPELLI LUNGHI


Nacque a Samo, un’isola greca dell’Egeo. È noto che, durante la sua giovinezza, Pitagora frequentò i filosofi Talete di Mileto e Biante di Priene. Il suo maestro da bambino fu Ferecide di Siro, che Pitagora si prese cura di assistere negli ultimi anni della sua vita. Da questi uomini saggi apprese i dettagli più raffinati delle scienze e delle leggi. Il livelli del suo sapere superavano di gran lunga ciò che era conosciuto all’epoca, tanto che l’espressione “il Samosiano dai lunghi capelli” divenne sinonimo di sapiente per millenni.


Intraprese ulteriori viaggi nel resto della Grecia, in Egitto e in Mesopotamia. Amato ovunque andasse, già in vita fu venerato come un Demone e considerato discepolo di Azazel. Pellegrinaggi venivano compiuti verso Samo soltanto per essere in sua presenza, benché fosse noto per il suo carattere taciturno.


L'ESPERIMENTO DI CROTONE


Soffocato dal governo tirannico di Samo, Pitagora si trasferì a Crotone (l’attuale Crotone), una città di coloni greci situata nell’odierna Calabria. All’epoca stava diventando una delle città più importanti del mondo greco, famosa per le sue eccellenze in campo atletico, medico e culturale. Tuttavia, era afflitta da numerosi problemi civici e coinvolta in guerre con vicini aggressivi, come la città di Sibari.

Presto Pitagora si impegnò a fondare una grande scuola e istituzione. Entrarvi, però, non era affatto semplice. Gli aspiranti discepoli dovevano attendere anni prima di poter essere ricevuti, e nel frattempo imparare la virtù del silenzio. Il processo era selettivo e rigoroso, guidato dall’ambizione di Pitagora di dimostrare che qualsiasi gruppo umano potesse essere trasformato dagli Dèi se sottoposto a un processo attento.


Una volta ammessi, i discepoli venivano istruiti a praticare l’autocontrollo e a comprendere le proprie motivazioni, tramite tecniche che portavano alla percezione dell’“occhio divino”, come affermava <link>Giamblico>link>. L’intelligenza e l’anima erano comuni a tutti gli animali, ma la consapevolezza era prerogativa solo dell’essere umano. Il grande maestro dunque insegnava a guardarsi dentro per conoscersi, attraverso pratiche meditative e il contenimento dei comportamenti estremi, trasformando le persone in nuovi esseri. Questo era considerato essenziale per risolvere molti dei problemi di Crotone, dovuti più all’eccesso che alla carenza.


Per i pitagorici, i numeri erano principi sacri e edificanti del cosmo, allusivi ai suoi molti misteri. Comprendere i numeri ha portato non solo al teorema di Pitagora, alle proprietà complesse delle forme e ad altre scoperte, ma soprattutto alla convinzione che tutto ciò che esiste possa essere compreso tramite le relazioni numeriche. A Pitagora stesso veniva attribuita la “perfezione” dello studio della geometria, considerata una via verso l’occulto.


Facevano inoltre largo uso di massime e simboli. Alcuni precetti che oggi possono sembrarci strani erano in realtà, all’interno dell’organizzazione, frasi codificate con significati estremamente complessi. Questo portò, già nell’Antichità, a fraintendimenti sulla vera natura degli insegnamenti pitagorici.

Ἤθελε δ᾿ αὐτῷ τὸ μὲν πῦρ μαχαίρᾳ μὴ σκαλεύειν δυναστῶν ὀργὴν καὶ οἰδοῦντα θυμὸν μὴ κινεῖν. τὸ δὲ ζυγὸν μὴ ὑπερβαίνειν, τουτέστι τὸ ἴσον καὶ δίκαιον μὴ ὑπερβαίνειν. ἐπί τε χοίνικος μὴ καθίζειν ἐν ἴσῳ τοῦ ἐνεστῶτος φροντίδα ποιεῖσθαι καὶ τοῦ μέλλοντος· ἡ γὰρ χοῖνιξ ἡμερησία τροφή. διὰ δὲ τοῦ καρδίαν μὴ ἐσθίειν ἐδήλου μὴ τὴν ψυχὴν ἀνίαις καὶ λύπαις κατατήκειν. διὰ δὲ τοῦ εἰς ἀποδημίαν βαδίζοντα μὴ ἐπιστρέφεσθαι παρῄνει τοῖς ἀπαλλαττομένοις τοῦ βίου μὴ ἐπιθυμητικῶς ἔχειν τοῦ ζῆν μηδ᾿ ὑπὸ τῶν ἐνταῦθα ἡδονῶν ἐπάγεσθαι. καὶ τὰ ἄλλα πρὸς ταῦτα λοιπόν ἐστιν ἐκλαμβάνειν, ἵνα μὴ παρέλκωμεν.

Questo è ciò che intendevano: “non agitare il fuoco con un coltello” significa non provocare le passioni o l’orgoglio gonfiato dei potenti. “Non oltrepassare il giogo” vuol dire non superare i limiti dell’equità e della giustizia. “Non sedersi sul choenix” (un’unità di misura per i cereali) significa prendersi cura in egual misura del presente e del futuro, poiché il choenix rappresenta il sostentamento quotidiano. Con “non mangiare il tuo cuore”, voleva dire di non sprecare la vita in sofferenze e tormenti. Quando diceva “non voltarti quando esci”, consigliava a chi sta per lasciare questa vita di non attaccarsi troppo al vivere, né di lasciarsi incatenare dai desideri terreni. Le spiegazioni degli altri precetti sono simili e richiederebbero troppo tempo per essere esposti tutte. (1)
Il gruppo era sotto pressioni a non rivelare troppo.

IL SOVVERTITORE DEI TIRANNI

Pitagora si dedicò anche a sovvertire i tiranni. Sfidò gli ordini di Dionisio di Siracusa e di Falaride di Agrigento, che lo imprigionarono per un certo periodo. Quest’ultimo cercò di screditarlo, mettendo in dubbio la validità della divinazione e di altre pratiche, e accusandolo di essere un ciarlatano. In questa impresa, Pitagora fu aiutato da Abari, un uomo santo proveniente dal Nord. I Pitagorici risposero alle accuse di Falaride sostenendo la natura trascendente degli dei, rifiutando l’idea del tiranno secondo cui gli esseri umani dovrebbero comportarsi in modo identico agli animali.


Grazie all’oracolo di Apollo a Delfi, sapevano che la tirannia sarebbe finita solo quando gli abitanti stessi avessero compreso le argomentazioni di Pitagora e smesso di sostenere il tiranno. Fu proprio questo a determinare la caduta del potere di Falaride: quando cercò di condannare a morte Pitagora e Abari, morì lui stesso quello stesso giorno.


Col tempo, i Pitagorici cominciarono a esercitare una forte influenza sul governo di Crotone, che utilizzarono per promuovere una forma moderata di aristocrazia. Sibari, una città vicina, minacciò Crotone affinché restituisse alcuni esuli fuggiti dalla loro tirannia. Guidata dalla saggezza del divino maestro e sostenuta dall’azione dei suoi discepoli, Crotone resistette e sconfisse Sibari, una vittoria vista come il trionfo delle disciplinate virtù civiche contro la decadenza e la codardia sibaritiche.


La resistenza di Crotone contro le influenze tiranniche esterne crebbe rapidamente. La città divenne il centro di uno Stato che univa venticinque città in Italia, qualcosa che non si sarebbe più visto fino all’ascesa di Roma molti anni dopo.


Ma in assenza di Pitagora, i suoi seguaci iniziarono ad attirare forti critiche da parte di coloro che mal sopportavano il potere crescente di questo gruppo, in particolare, da persone come Cilone, un uomo potente il cui ingresso nell’ordine era stato rifiutato per la sua arroganza e presunzione. Altri erano infastiditi dai cambiamenti radicali che vedevano nei propri parenti dopo l’influenza pitagorica, guardando l’ordine con invidia. Alcuni disapprovavano il fatto che anche le donne potessero entrare e raggiungere ruoli di rilievo. Altri ancora temevano che il giudizio dei pitagorici sulla democrazia fosse pericoloso.


RANCORE


Nonostante i nemici di Pitagora riconoscessero la sua natura divina e cercavano di non offenderlo, il loro odio verso i suoi discepoli esplose come un’ascesso.


Il rancore lì porto ad attentare massacri di larga scala verso i seguaci. Le proprietà dei Pitagorici furono redistribuite tra i lealisti della democrazia. In pochi decenni, Crotone cadde nel disordine e nel degrado, tanto che fu necessario un intervento dalla Grecia per riportare la stabilità. Alla fine, la città venne conquistata dal tiranno Dionisio di Siracusa.


Crotone cadde in rovina e divenne una città di secondo piano, e la sua nuova democrazia continuò a cominciare guerre senza fine, senza mai ritrovare la gloria del passato. Intanto, la figura misteriosa di Pitagora diventò leggenda, destinata a vivere molto più a lungo della città stessa.

Bibliografia:
(1) Lives of Eminent Philosophers, Diogenes Laertius

CREDITI:
[TG] Karnonnos

Tradotto da https://templeofzeus.org/personalities/pythagoras

 

Al Jilwah: Chapter IV

"It is my desire that all my followers unite in a bond of unity, lest those who are without prevail against them." - Shaitan

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