Anemos Aiteros
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Hadrian
Imperatore di RomaL'imperatore Adriano (117-138 E.V.) fu uno degli imperatori Romani più capaci e completi, noto per la sua profondità intellettuale, le riforme amministrative, la strategia militare e le realizzazioni architettoniche. Succeduto a Traiano, spostò l'attenzione di Roma dall'espansione al consolidamento ed alla stabilità interna, abbandonando notoriamente le conquiste orientali di Traiano e ripiegando su frontiere più difendibili. Viaggiò a lungo per l'impero, ispezionando personalmente le province, le fortificazioni e le istituzioni civiche. La sua strategia militare era difensiva ma efficace, come dimostrano progetti come il Vallo di Adriano in Britannia, costruito per segnare e rendere sicuro il confine settentrionale dell'impero.
Adriano fu anche un mecenate delle arti, della filosofia e della cultura ellenica, incarnando l'ideale del re-filosofo. Sponsorizzò enormi progetti edilizi, come il Pantheon di Roma (come lo vediamo oggi), e la sua Villa di Tivoli fu una vetrina dell'arte e dell'ingegneria Greco-Romana. Intellettualmente curioso e molto istruito, coltivò relazioni con pensatori e poeti Greci, abbracciando un'identità cosmopolita. Sebbene il suo regno fosse in gran parte pacifico e prospero, si concluse con la Rivolta di Bar Kosiba in Giudea - una guerra brutale scatenata dall'intolleranza Ebraica. Tuttavia, Adriano lasciò un'eredità di forte governo centralizzato, di splendore architettonico e di un modello di leadership imperiale che influenzò gli ideali Romani ed Europei per secoli.
PRIMI ANNI
Adriano nacque nella provincia di Hispania (l'odierna Iberia) da una famiglia italiana di origine alto-borghese. Suo padre, Adriano Afer, era stato senatore Romano e sua madre, Domizia Paulina, proveniva anch'essa da un'illustre famiglia al servizio del Senato, per cui non era inaspettato che il ragazzo avrebbe avuto un ruolo importante nella vita pubblica. Di lì a poco, l'ambizioso cugino Traiano sarebbe diventato imperatore Romano.Durante la giovinezza mostrò una particolare predilezione per l'apprendimento, le abitudini e la filosofia Greca, che gli valse il soprannome di Graeculus (“Grecista”). Fu anche molto insolito nell'allenarsi in larga misura alla musica (come il kithara) ed alla danza, che molti aristocratici Romani consideravano attività altamente disdicevoli.
Adriano era conosciuto come uno scultore molto abile, paragonato a Lisippo per il suo talento, ancora una volta confondendo i confini di ciò che era appropriato per un aristocratico. Si potrebbe dire che il suo tentativo di padroneggiare il maggior numero di abilità possibili derivasse da un vero e proprio amore per la vita. È noto che si allineò più strettamente con gli Epicurei che con altre scuole filosofiche e questo rifletteva la sua personalità più grande della vita.
SALITA AL POTERE
I genitori di Adriano erano morti presto. Di conseguenza, divenne un pupillo dell'imperatore Traiano e dell'imperatrice Pompeia Plotina, anch'essa appassionata di filosofia. Plotina divenne uno dei più importanti mentori di Adriano. Non si può esagerare nel definirla la protettrice di Adriano: ne incoraggiò la formazione filosofica, ne favorì l'ingresso in politica e gli insegnò persino a governare. Riuscì a capire che era l'individuo migliore da designare come erede.
Nonostante la percezione moderna di Adriano come sovrano colto, è necessario affermare che Adriano fu più spietato ed incline a eliminare i suoi nemici di Marco Aurelio o Giuliano. Una congiura per uccidere Adriano che coinvolgeva quattro senatori, tra cui Nigrinius, il suo successore designato, si concluse con l'ordine dell'imperatore di dare loro la caccia e di metterli tutti a morte.
Affresco di Adriano nell'Aula Paolina di Castel Sant'Angelo
Adriano era consapevole che, nonostante i suoi successi militari in Dacia, non aveva il cachet militare di Traiano, uno dei più competenti comandanti di Roma. La violentissima guerra di Kitos aveva inoltre lasciato in lui l'impressione che la sicurezza fosse una necessità. Quasi certamente emanò quest'ordine che, per quanto pericolosi fossero i cospiratori, oltraggiò il Senato per il resto del suo regno e continuò ad avere ramificazioni quando l'istituzione lo sfidò ancora e ancora.
GUERRA DI KITOS
Il giovane aspirante imperatore era colto e non incline a particolari odi. L'approccio di Adriano alle popolazioni Ebraiche fu un misto di indulgenza e cautela. Egli riportò indietro alcune delle politiche di Traiano e ristabilì l'ordine nelle province orientali senza perseguire immediatamente una dura punizione contro le comunità Ebraiche.
Sembra che abbia permesso alle comunità del Mediterraneo orientale di riprendersi, probabilmente riconoscendo il costo economico e demografico di una prolungata agitazione. Inoltre, inizialmente si astenne dall'inimicarsi i Giudei, forse nella speranza di una pacificazione a lungo termine, dato che la sua politica più ampia durante i primi anni di regno tendeva alla pace, al consolidamento ed alle infrastrutture piuttosto che alla conquista.
IL CITTADINO DEL MONDO COME IMPERATORE
Credendo totalmente nel concetto di re filosofo, Adriano non perse tempo a esplorare ogni provincia dell'impero, individuando le questioni da migliorare. La cattiva gestione da parte di una successione di imperatori dopo Augusto aveva portato Roma a una serie di problemi. Egli cercò di unificare le province di Roma sotto un insieme Ellenistico di pratiche culturali e politiche, per farle diventare un commonwealth di pari prestigio e potere, sfruttando la pace che Nerva e Traiano avevano portato.
Sebbene le fonti indichino che aveva una reputazione di lusso e di divertimento, Adriano rinunciava a molte delle pratiche tradizionali legate ai viaggi e alla proiezione del potere ai cittadini. Si sa che camminava addirittura a piedi nudi davanti al suo seguito ed alle sue guardie del corpo, attraversando anche ripidi sentieri di montagna per indagare in dettaglio su questioni locali. Questo dimostra soprattutto la sua determinazione ad essere pratico.
Tradizionalmente, era considerato irresponsabile per l'imperatore risiedere al di fuori di Roma e la mentalità di Adriano di equiparare le province all'Italia ispirò presto un certo grado di critica da parte dei tradizionalisti Romani, che ritenevano anche che le sue azioni fossero più degne di un cittadino che di un sovrano.
IMPERATORE ELLENICO E AMICO DI ATENE
Il suo grande impegno nei confronti di Atene gli valse la nomina ad arconte per un anno. Il periodo trascorso da Adriano ad Atene fu dedicato all'apprendimento della filosofia Greca e della natura dello Stato greco nel modo più dettagliato possibile. Anche la padronanza del Greco divenne per lui un traguardo importante.
A Roma, Adriano istituì un culto per la città stessa ed alcuni anni dopo, un tempio, il più grande della città, fu dedicato dall'imperatore a “Romae Aeternae”. In onore di Giulio Cesare, Adriano adottò Venere Genitrice come patrona della famiglia imperiale.
Statua ellenistica di Adriano (Museo di Antalya)
Tornato nella sua amata Grecia, Adriano fu iniziato ai misteri di Cabiri a Samotracia, nell'Egeo. L'anno successivo, ad Atene, Adriano fu iniziato ai riti di Demetra ad Eleusi ed ai riti di Dioniso. Adriano ordinò il restauro del Tempio di Zeus Olimpio, che giaceva in rovina da tre secoli. Inoltre, curò il restauro della statua di Fidia di Zeus ad Olimpia e del Santuario di Poseidone.
Convinse gli irati ed ostili rappresentanti di Sparta e Atene a diventare senatori a Roma, indicando per la prima volta che i leader degli Stati greci avevano una particolare voce in capitolo nella politica Romana. Questo gesto non lo rese popolare tra i senatori, ma dimostrò la sua grande ambizione di incorporare la maestà della Grecia nell'Impero Romano.
Resti dell'Asclepio di Pergamo, che Adriano ricostruì in modo sontuoso
Adriano fece erigere statue elaborate e bellissime sia a Leonida sia ad Epaminonda. Anche gli Asclepioni di tutto l'Impero Romano furono rinnovati in modo grandioso sotto la sua guida. Adriano fece anche di Sagalasso il centro di culto della religione romana, uno dei siti più potenti a livello occulto che riuscì a trovare.
RIFORME DEL DIRITTO E DELLA RELIGIONE ROMANA
Tuttavia Adriano non era necessariamente solo un Ellenista, come molti credono. Egli cercò di far rivivere i principi religiosi fondamentali dello stato Romano, che secondo lui erano diventati sempre più oscuri nella vita Romana. In questo senso, non attinse solo a Solone ed alle fonti Ateniesi, ma direttamente all'esempio di Numa Pompilio, il semileggendario Re di Roma, che tutte le fonti contemporanee confermano essere la sua diretta ispirazione per la riforma della religione Romana.
Il Tempio di Giove Ottimo Massimo, istituito per la prima volta da Tarquinio, fu sottoposto a massicci lavori di ristrutturazione. A questo, si aggiunsero i grandi lavori di ristrutturazione dei Templi di Giunone e Minerva, una triade divina dell'antica Roma legata all'Ordine Adrianeo.
Quando fu imperatore, costruì a Roma l'Ateneo, un'istituzione costruita a scopo di studio scientifico e filosofico, ma in realtà una delle prime grandi università del mondo. In questa sede si insegnavano grammatica, diritto, filosofia, poesia, oratoria e numerose altre materie. Portò nella capitale i Misteri Eleusini da Atene, sapendo che molte persone di talento volevano aderire ai riti. Da questo momento Roma divenne nota per i circoli di filosofi.
Oltre alle questioni civiche sopra descritte, Adriano riformò anche molte delle leggi di Roma e creò la prima codificazione a livello di impero attraverso il giurista Salvius Julianus. Anche le fonti senatorie e Cristiane della tarda Roma e fino alla conquista di Costantinopoli, che gli sono fortemente antagoniste, attribuiscono ad Adriano prima e a Marco Aurelio poi il merito della struttura civica dello Stato romano nelle loro epoche.
Egli favorì una politica aristocratica nel diritto, cercando di creare un corpo parallelo che potesse scavalcare il Senato, che lo disprezzava. Ispirandosi alle riforme di Augusto, riaffermò le leggi suntuarie, in base alle quali le persone erano obbligate a vestirsi secondo la loro classe.
Adriano bandì molte pratiche nell'Impero romano che erano considerate culturalmente aberranti e malvagie. Sapendo delle accuse di Apione agli Ebrei che sacrificavano un Greco ogni anno, le sue leggi proibirono i sacrifici umani con pene estreme. Rafforzò la proibizione della castrazione che risaliva ai tempi di Domiziano; anche chi castrava gli schiavi veniva immediatamente messo a morte, e la castrazione veniva equiparata all'omicidio.
Poiché Gerusalemme era stata completamente rasa al suolo da Tito, egli decise di creare una nuova città nella provincia di Giudea, chiamata Aelia Capitolina, per stabilizzare la situazione. Si trattava di un progetto grandioso: aveva terme, templi, biblioteche, servizi e molti altri elementi. Agli Ebrei, tuttavia, era vietato l'ingresso se non nei giorni di Tisha B'av.
Adriano sperava che questo insediamento avrebbe potuto rivaleggiare con Alessandria senza gli errori che affliggevano quella città. Gli ebrei si indignarono, soprattutto per la presenza del Tempio di Giove Capitolino. In particolare, vilipendevano apertamente gli Dèi e ne chiedevano l'allontanamento dalla Giudea.
GUERRA EBRAICA DI BAR KOSIBA
In Giudea scoppiò nuovamente una massiccia rivolta.
Secondo Adriano, il principale pretesto della guerra era semplicemente il divieto di circoncisione in tutto l'impero, nient'altro. Tuttavia, era anche chiaro che gli Ebrei si stavano preparando a vendicarsi ed erano infuriati anche per il censimento di Roma:
Un iniziato rabbinico di alto livello, Simon bar Kosiba (noto nella storia come “bar Kokhba”, che significa “figlio della stella”), era stato recentemente proclamato messia degli Ebrei. In questo fu sostenuto da uno dei sommi sacerdoti degli Ebrei d da uno dei maggiori studiosi cabalistici, Rabino Akiva, che lo nominò direttamente messia. Questo individuo era così famoso nella loro letteratura che viene citato per nome in due varianti del Talmud.
Ad infiammare la situazione fu la profezia dei Giudei secondo cui il loro tempio sarebbe stato ricostruito, settant'anni dopo la distruzione del primo da parte di Tito. La situazione andò rapidamente fuori controllo. Con l'intento di destabilizzare seriamente il progetto imperiale degli odiati Romani e Greci, le armate di Bar Kosiba, composte da 100.000 insorti brei, iniziarono un massacro di coloni attraverso la guerriglia nella scomoda provincia ed uccisero anche tutti gli ebrei sospettati di essersi Ellenizzati.
Adriano inviò una massiccia forza militare di diverse legioni nella provincia, schiacciando progressivamente la rivolta nella sua interezza. Come nella guerra di Kitos, i combattimenti furono particolarmente feroci, ma questa volta assunsero un carattere ancora più estremo. Un'enorme quantità di Ebrei morì o fu venduta come schiava.
Arco di Adriano, Gerasa, Giordania moderna
Immediatamente, Adriano cercò di Ellenizzare rigorosamente la provincia. Aelia Capitolina, nonostante le affermazioni di vari bugiardi della storia come Eusebio di Cesarea, fu creata prima della guerra e soffrì immensamente della ribellione. Tuttavia, la profezia dei Giudei si avverò, ma non in un modo a loro gradito.
Adriano fece giustiziare l'intero rabbinato, compreso Akiva. La legione di Cirene, composta principalmente da Greci imparentati con quelli distrutti dagli Ebrei durante la guerra di Kitos, sterminò i resti. L'imperatore eresse rapidamente un gigantesco tempio a Zeus Hypsistos (Zeus Supremo) sul Monte Gerizim con le porte di bronzo sequestrate dal Tempio, un ultimo tentativo di imprimere agli Ebrei la necessità della divinità. Dopo la rivolta, la pena per un Ebreo che entrava nell'Aelia Capitolina era la morte.
Per gli Ebrei si trattò di una grave battuta d'arresto: i loro contatti con la leadership romana, che erano stati stimolati fin dai tempi delle guerre puniche, erano andati in frantumi. Inoltre, la reputazione degli Ebrei di Alessandria era ormai tristemente rovinata. Romani, Greci ed Egiziani non si fidavano più di loro. Dopo questa umiliazione, doveva esserci un “modo diverso” per distruggere Roma.
La provincia fu ribattezzata Siria Palestina, un ritorno al nome che aveva durante l'Impero eleucide prima che gli Ebrei Asmonei si impadronissero del territorio. Adriano diede inoltre priorità al sacerdozio di Emesa ed agli Arabi Siriani nella tutela della provincia, che avrebbero contribuito pesantemente alla storia dell'impero nei duecento anni successivi.
ANTINO
Adriano coltivò una stretta collaborazione con il bellissimo giovane Antino, cosa che continua ad essere fonte di controversie. Alla base di ciò, oltre a tutto, c'era il fatto che Antino, di origini piuttosto umili, era uno degli individui spiritualmente più avanzati che lui e Plotina potessero trovare in tutto l'impero in età precoce.
Statua di Antino come Dioniso
Comprensibilmente, oltre a coloro che avevano la vista spirituale per vedere cosa fosse in realtà Antino, anche il senato non era contento di questa relazione, che considerava inappropriata ed orientale. Molto veleno è stato diretto verso Antino nel corso dei secoli, in particolare quando i Cristiani hanno cercato di attaccare il suo culto come una postura regale effeminata e di usarlo cinicamente per fare riferimento alla superiorità del mito di “Gesù”, che non è mai esistito.
Rispetto a molte relazioni inappropriate dei sovrani con umili sudditi nel corso della storia, è noto che Antino non utilizzò mai personalmente i suoi legami con Adriano per alcun vantaggio personale.
FINE VITA
All'inizio del 130 E.V. era afflitto da una malattia cronica e dolorosa, probabilmente un'insufficienza cardiaca o renale, che lo lasciava gonfio, debole e spesso incapace di camminare. Nonostante la malattia, continuò a governare attivamente, ma il suo temperamento, a quanto si dice, divenne irregolare e sospettoso. La sua incapacità di generare un erede biologico creò incertezza politica, portando a una serie di adozioni: prima Lucio Elio (che morì giovane) e poi Antonino Pio, che Adriano adottò con la clausola che Antonino avrebbe a sua volta adottato Marco Aurelio e Lucio Vero, garantendo la continuità dinastica.
Adriano trascorse gli ultimi anni nella sua villa di Baiae e poi nella sua imponente villa di Tibur (Tivoli), dove si ritirò dalla vita pubblica e lottò contro il peggioramento della salute. Morì nel 138 E.V., all'età di 62 anni, a Baiae. I suoi piani di successione furono portati a termine senza problemi ed Antonino Pio divenne imperatore. Sebbene il Senato inizialmente si opponesse alla divinizzazione di Adriano a causa di un risentimento persistente, Antonino spinse per la sua divinizzazione, facendogli guadagnare il titolo di “Divus Hadrianus”. Nonostante gli aspetti più oscuri dei suoi ultimi anni di vita, Adriano è stato ricordato come un sovrano riflessivo, colto ed efficace, la cui eredità amministrativa e culturale è sopravvissuta alle sue lotte personali.
BIBLIOGRAFIA
Vita di Adriano, Historia Augusta
Storia romana, Cassio Dio
De Caesaribus, Aurelio Vittore
Adriano: l'imperatore inquieto, Anthony R. Birley
Adriano e le città dell'Impero romano, Mary T. Boatwright
CREDITO:
[GT] Karnonnos