Welcome to our New Forums!

Our forums have been upgraded and expanded!

Storia breve, Pazuzu e il bambino delle stelle.

Satanic Path

Active member
Joined
Oct 8, 2019
Messages
583
Location
A red basin
Qualche tempo fa ho condiviso sul forum inglese il mio sogno di visitare e esplorare lo spazio.
E da lì mi è venuta l'ispirazione per questa storia.
Il nome del protagonista è Paim, Paim Urat.
Si, avete capito, io amo Paimon e credo che il suo nome sia qualcosa di stupendo.
In questa storia c'è soprattutto Pazuzu, che con Paim ha un rapporto speciale.
Eccovi la storia, buona lettura!

Pazuzu e il bambino delle stelle.


Oltre il finestrino, l'infinito mi accoglie nel suo ventre di tenebre e piccoli bagliori.
Giove si staglia maestoso sul nero inchiostro dello spazio, una piccola parte della sua violenta atmosfera è coperta da Europa, che in questo momento si è avvicinata timidamente all'orbita della mia nave.

La Luna danza nella sua eterna caduta verso il Gigante, i suoi ghiacciai sono illuminati dalla pallida luce del sole e brillano di un' antica bellezza.

Ganimede, seppur distante e più piccola di Europa, attira il mio sguardo sui bagliori della sua grigia superficie.
Una Dea prepotente, che aspetta solo di essere ammirata dagli occhi dei viaggiatori.


I miei occhi affondano nella Macchia Rossa, la tempesta più vecchia di questo piccolo angolo di spazio, nei suoi terribili e violenti venti che infuriano nella vasta atmosfera di Giove.

Dal piccolo finestrino vedo le ultime scialuppe partire verso la base sicura della Confederazione Nazista, su Ganimede.

Come proiettili di titanio sfrecciano nel buio, verso la Luna, le fiamme blu dei motori sembrano occhi gelidi che guardano il loro capitano.

Migliaia di anime stanno fuggendo verso la salvezza, lì dove il nemico non può raggiungerli, lì dove noi Sacerdoti abbiamo innalzato sconfinate cupole, e centinaia di templi per rendere onore agli Dei.

E io sono qui.
Perso nell' innocenza dei miei sogni, nel desiderio che ho di questa fredda e quieta desolazione.

Sono prigioniero su una nave che affonda.
Perché se io rimango qui, allora le persone nelle capsule rimarranno vive.

L'ho promesso.
Io sono un capitano, e un capitano darebbe la vita per il suo equipaggio.

E così sono rimasto qui.
Nell' Osservatorio che mi mostra l'infinito.
In attesa.

La nave del nemico, intercettata qualche ora fa, è entrata nella nostra orbita e ormai starà per attraccare alla Corintus, la nave su cui ho viaggiato per vent'anni.

Ma quei rettili non mi avranno.
Loro non potranno uccidermi.

Neanche la lama più affilata potrebbe scalfire la mia pelle che non invecchia, o il proiettile più veloce potrebbe penetrare la mia carne.

Finirei nei loro laboratori su Plutone, o su una sperduta luna di Nettuno.
Loro vogliono trovare il modo di essere come me, come tutti noi figli di Satana.

Illimitati.

E dopo avermi preso e essersi assicurati che io sia al sicuro, in una cella, distruggeranno la mia nave.

E poi attaccheranno le basi sicure.

Ma io posso fermarli.
Così dice Pazuzu.
E io mi fido di Lui.

Ora è davanti a me, riflesso nel vetro, nella sua maestosità e antica bellezza.

- Ti ricordi la tua prima volta qui, nel vuoto?-
Mi chiede.
Sorride.

Fu lui a portare il mio spirito oltre la Terra, la mia amata culla, a mettere l'infinito nelle mie mani.

Era il 6 aprile 1969, la congrega festeggiava il mio sesto compleanno, e le danze sarebbero durate fino al mattino.
Ricordo ancora l'odore del bosco, il cielo buio che esplodeva di piccole luci lontane, la luna piena che illuminava la terra sacra con la sua pallida e fioca luce.


- Si. Lo ricordo. Ricordo tutto come fosse ieri.-

Quella notte rimarrà vivida in me per il resto dell' eternità.
Incisa nella carne impalpabile della mia mente.

- Tu avevi paura di cadere, di smarrire la via che ti avrebbe riportato a casa.
Ma hai avuto fiducia in me, in Noi, e sei tornato in quel bosco, tra le braccia di tua madre.-

Appoggio una mano sul vetro, come se potessi toccarlo, come se la mia mano potesse penetrare nell' utero della dimensione del silenzio.

Pazuzu fa lo stesso, e sento il suo tocco sul mio palmo.
È tiepido, la sua sconfinata energia da vibrare la carne della mia mano, come se in essa ci fosse un' intricata rete di fili sottili che tremano.

- Io ho creduto nell' amore verso Il Signore, e sapevo... sapevo che Lui, e Voi, miei principi, eravate con me, in me.-

Nella mia mente un ricordo si fa spazio tra la confusione dei miei pensieri.

Mi vedo lì, cento anni fa', un dolce bambino, a fluttuare tra Titano e Saturno, o a sfrecciare tra le nubi gelide e buie di Nettuno, le mani del mio Guardiano sulle mie spalle, a guidarmi verso l'ignoto.

Fu quello il regalo degli Dei per il mio sesto compleanno.
Mentre io affondavo nello spazio siderale, loro gioivano con me.
Mi guardavano mentre mi avventuravo nella terra dei miei sogni, e sorridevano al bambino delle stelle.

Così mi chiamava Pazuzu.
Il bambino delle stelle.

- E tu trarrai forza dalla gioia, dall'amore, dall'odio. Come cento anni fa, tu troverai la strada. E quando arriverà il momento, saprai ciò che deve essere fatto.
E il tempo è vicino, bambino delle stelle.-
Il tuo tempo è qui.-

Il pavimento e i muri di titanio tremano quando la nave nemica attracca al Ponte della Corintus.

Boati lontani scuotono la struttura della nave, come giganti che inghiottono ogni cosa.

Stanno attaccando i motori.
Presto la nave si spezzerà in due, e vagherà nello spazio finché la gravità di Giove non la porti con sé.

La mia casa sembra essere una creatura di carne ossa quando viene scossa dalle vibrazioni del cordone che si tende verso il Ponte della nave nemica.

So che stanno arrivando.
Sento i loro respirari, il battito dei loro cuori alieni.
E nella melma delle loro menti fredde e vuote, riconosco qualcosa di familiare.
Paura.

Mi conoscono
Sanno che sono forte, pericoloso.
Sanno di non potermi controllare, di non potermi addomesticare.

Sanno che non ho paura di loro.

Posso sentire gli occhi di un Sacerdote ebreo guardarmi da un punto impreciso di questa grande stanza.

Ora sanno dove sono.
Usano la loro debole magia come se si sentissero delle divinità.

Pazuzu sorride nel riflesso.
- Fai ciò che vuoi. Mostra loro il Dio che è in te. Divora la loro paura, e gioisci della loro distruzione.-

Sento il rumore dei loro stivali avvicinarsi.
Sono vicini.

- Così sia, mio Principe.-

Tendo una mano verso il vetro.
Solo un dito sfiora la sua superficie fredda e dura.
Mi basta questo piccolo contatto.

- Metti le mani sopra la testa, dannata bestia!-
Urla un soldato entrando nell'osservatorio e sorpreso dalla mia tranquillità.

Sono undici.
Undici marionette in divisa, con una stella a sei punte sulle loro tute, cucite sulle loro braccia.

Non ho bisogno di vederli.
Lo so e basta, come se il serpente parlasse alla mia mente, come se la mia mente stessa fosse connessa ai segreti di una conoscenza antica, primordiale.

- Ho detto di alzare le mani, ti do cinque secondi per fare come ti ho detto. Mi hai sentito?-

Il soldato inizia a contare.
La sua voce è incerta, quasi come se temesse qualcosa, come se sentisse la mia energia incendiare l'aria.

I miei occhi esplodono di una luce ardente, calda.
Un istante sono arancioni, poi rossi, poi di nuovo arancioni.

Piccole stelle sul mio volto.
O meglio, rubini.

Sento che il Serpente si sta elevando, il suo fuoco avvolge la mia spina dorsale e manda fitte di piacere nel mio basso ventre.

- ...quattro...cinque.-

Così, appena la feccia finisce di contare, tutto accade troppo velocemente, troppo rapidamente per i loro occhi lenti e bui.


Il grande finestrino esplode in mille pezzi.
I piccoli e affilati frammenti brillano per qualche istante, trafitti da lame di luce solare, per poi viaggiare come proiettili nel nero vuoto.

L'aria esplode e viene divorata dallo spazio, e tutti noi voliamo via con essa.

Un soldato sfreccia davanti ai miei occhi, attirato dalla gravità del gigante.

La mia nave appare e scompare dal mio campo visivo, Europa sembra giocare a nascondino con i miei occhi disorientati.

Non respiro.
L'aria mi è stata strappata dai polmoni mentre esplodevo.

Eppure non sento il petto bruciare, e i miei polmoni sembrano non aver bisogno dell'aria.

Ora comprendo le parole del Dio.
Questo significa essere illimitati.

Adesso io stesso sono illimitato.

Mi sto allontanando sempre di più dalle navi, e se non faccio qualcosa finirò alla deriva.

Chiudo gli occhi.
Il serpente sibila dentro di me, mi mostra i segreti annidati nella mia mente.
E io lo ascolto.

Tendo le braccia e mi concentro sul mio volere.
La mia mente ora è sempre più vuota, silenziosa, come lo spazio in cui viaggio.

La paura, cos'è la paura?
Non mi tormenta più.

I miei pensieri faranno il resto.

Adesso sto rallentando, e il mio corpo smette di girare come una trottola che non trova attrito.

Mi basta desiderarlo, e in qualche istante sono fermo, sospeso in un punto indefinito di questo spazio siderale.

La luce del sole è tiepida, accarezza la mia pelle senza bruciarla, come se il suo calore si fosse annullato nel momento stesso in cui tocca la mia carne.

Giove si staglia nella sua grandezza ai lati dei miei occhi.
In lontananza, la sagoma di una luna viene risaltata dal sole, come una pupilla nel buio.

Lentamente mi volto verso la Corintus, con un movimento fluido e grazioso.

Ecco che dalla nave nemica si staccano dei corpi affusolati e grigi.
Vengono verso di me, veloci come proiettili, la luce dei loro propulsori a ioni è blu e tinge il nero di sfumature azzurre.

Il momento è qui.

______________________________________________

Dagli occhi di Pazuzu


Il mio bambino è pronto.
Lo so.
Questo è il giorno della sua incoronazione.
Questo è il suo momento.

Io sono con lui.
Fluttuiamo nel vuoto come frammenti di un mondo che arranca verso un' agognata salvezza.

Il mondo che il Nemico vuole portarci via.

I suoi occhi sono come stelle rosse e accecanti, il fuoco satanico brucia vivo in essi.

Il Serpente si è elevato.
Il mio bambino ha trovato il suo Dio.


- Non hai limiti, bambino delle stelle.-

Parlo nella sua testa, in modo che lui possa sentirmi.
La sua mente è vuota, in essa l'odio e la gioia si attorcigliano l'una all'altro in una letale danza, selvaggia e sublime.

- Io sono Paim Urat, e sono sconfinato. Pazuzu è con me, e il suo amore, e l'amore dell'Ineffabile ed Eterno Dio mi hanno benedetto. E ora io calerò la spada e gioirò. Disperate, disperate o voi serpi che osate insultare il nome di un Dio.-
La voce della sua mente vibra di collera e di gioia.


Le navi del nemico si avvicinano sempre di più, veloci e inesorabili.

Ma Paim non ha paura.
Paim Urat, il bambino delle stelle, il figlio di Satana, sembra non vedere il nemico che si avvicina.

Paim chiude gli occhi, e tende le mani verso la nave nemica e lo sciame, la Corintus, in ogni caso, sarà distrutta.

So che gli mancherà.
È stato lui a disegnarla.
Lui era l'anima della sua nave.

Quando i suoi occhi si spalancano, il caos esplode dalle sue mani e come un muro che distorce il tempo e lo spazio si proietta verso lo sciame e la nave madre.

Tutto accade troppo velocemente perché i nemici possano accorgersi della morte che sfreccia verso di loro.
Non c'è tempo per cambiare rotta, sono troppo veloci e la manovra sarebbe vana.

Quando l'onda d'urto colpisce le prime navi, esse si dissolvono in un fumo nero e denso, che viene subito risucchiato dal violento moto della barriera.

Come mosche, piccole ed indifese, dei loro corpi rimane solo fumo.

L'onda si lascia dietro un rudere sconfinato, il fumo delle carcasse si espande in filamenti sottili e sinuosi.

La nave nemica e la Corintus vengono investite in pieno dalla barriera di morte, e al primo impatto la loro struttura inizia a disgregarsi, ma non cede del tutto.

Posso sentire le urla nei ponti radio, l'urlo degli allarmi che fanno tremare i loro corridoi distrutti.

La nave nemica accende i suoi motori, fiamme gialle esplodono dai suoi propulsori ionici.

Vogliono fuggire.
Ma il loro tempo è finito.

Paim spalanca la bocca, come se volesse urlare, e dalle sue mani esplode un' altra onda di morte, questa volta più potente e veloce della prima.

I fumi dello sciame distrutto vengono risucchiati dalla barriera che li trascina per qualche centinaio di metri.

Lo spazio dietro l'inesorabile fronte sembra quasi contorcersi su se stesso, dilatandosi e poi restringendosi come una rete elastica.

Quando l'onda si abbatte violenta sulle due navi esse esplodono in lunghi filamenti di fumo, come superovae stellari, antiche nebulose dalla scura pelle.

L'onda si dissolve dopo qualche chilometro, i suoi bordi di luce incurvata si sfumano nel nero dello spazio.

Lui si volta verso di me, i suoi occhi bruciano ancora, aggraziato e leggero.

- Sei bellissimo, Paim.-
Dico nella sua mente, tranquilla e placida.
Posso sentire la sua elevata energia solleticare le mie mani che si adagiano sulle sue guance.

- Chi sono io, mio Principe?-
Nella sua voce sento mille emozioni, gioia e dolore.
Dolore.
La conoscenza porta anche sofferenza.

- Tu sei un Dio. Sei il figlio di Satana. Sei il nostro bambino delle stelle. Nei secoli e nei millenni che verranno, tu regnerai con Noi. Tu sarai con Noi, e con la Sacra Verità.-

La luce nei suoi occhi si spegne, il rosso brace torna ad essere azzurro, un azzurro glaciale.

- Sono pronto.-


Con le dita disegno una croce rovesciata sulla sua fronte, per benedirlo.
È stato lui a insegnarmi questo piccolo rituale, 90 anni fa, nel letto di morte di sua madre.

Lui stesso disegno questo antico simbolo sulla fronte della donna che lo aveva introdotto al Sentiero.
Credeva che potesse aiutarla, guidarla nel buio del passaggio che presto avrebbe percorso.

- Una nave sta arrivando. Andrai su Ganimede, i Sacerdoti ti aspettano per l'Inconorazione. Festeggierai e onorerai ciò che sei diventato.-

Lui appoggia la fronte sulla mia.
- Io ti benedico, Pazuzu.-

In lontananza una piccola nave si staglia sulla volta celeste, più in là Ganimede regna nelle tenebre.

Ci sorridiamo, poi Paim si volta e fluttua grazioso verso la nave, sempre più vicina.

Lo guardo fermarsi, per guardarmi un' ultima volta.
Il ponte della nave di soccorso si apre, inondando il vuoto con una luce fredda e pallida.

Adesso vedo un bambino, curioso e felice, sfreccio con lui nello spazio, verso Nettuno, le mie mani che guidano il suo spirito.

Paim rimarrà sempre quell'innocente bambino.

La creatura coraggiosa con cui ho volato nei temibili venti di Giove, o con cui ho esplorato le acque sommerse di Europa.

L'astronauta entra nella piccola camera d'equilibrio e la luce lo divora.

Lui è Paim Urat.
Il bambino delle stelle.
 

Al Jilwah: Chapter IV

"It is my desire that all my followers unite in a bond of unity, lest those who are without prevail against them." - Shaitan

Back
Top